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Dopo i Gemini Five, la Wild
Kingdom ritorna sui Maryslim, che con "Split Vision" giungono
al loro secondo full-lenght, dopo l'omonimo album d'esordio uscito per White
Jazz. I ragazzi si sono affidati alla produzione di Peter Tagtgren (Hypocrisy,
Pain, Dark Funeral, Wolf) ed ai suoi Abyss Studios, dai quali esce, per
la prima volta in assoluto, una produzione rock'n'roll. I suoni di questo
nuovo lavoro risultano più puliti e curati rispetto al passato, senza
per questo rendere l'esito complessivo freddo e distante. I Maryslim devono
essere stati in parte colpiti dalla sindrome di Stoccolma poichè,
seguendo la direzione artistica dei loro conpatrioti Backyard Babies, hanno
decisamente strizzato l'occhio a soluzioni meno rozze e più commerciali.
Tuttavia se l'ultimo lavoro di Dregen e soci non mi ha assolutamente convinto,
non si può dire la stessa cosa per questo "Split Vision".
I Maryslim non hanno abbandonato del tutto la proposta che li ha fin dagli
esordi contraddistinti, ma hanno rafforzato, nel migliori dei modi le parti
melodiche, dando alle varie composizioni un onta più platinata e
meno grezza. Ne scaturiscono composizioni convolgenti, immediate ed eterogenee
che possono essere apprezzate da un'ampia rosa di ascoltatori. "Walk
Alone" apre con arpeggi sinistri, ma bastano 28 secondi e lo stacco
dettato da Mr.Patrik Jansson, per farci capire che i Maryslim sono tornati
per conquistare l'universo. Potrete trovare echi dei The Hellacopters dell'ultimo
periodo, grandi squarci melodici insiti nei tracinanti chorus e chitarre
che contagiano nel loro lieve timbro moderno. Se "All I Want"
prosegue sui medesimi territori di apertura, "B.T.L.", scelta
come singolo, è la mezza sorpresa del lavoro. Aperta da soluzioni
acustiche, la song evolve verso un cantato a tratti profondo ed oscuro per
poi sviluppare componenti più tipicamente rock'n'roll. In "Princess
Without A Crown", Mats Mf Olsson gioca con timbriche petulanti, per
poi cedere a tentazioni assimilabili ad un riuscito mix fra The Hellacopters
ed Hardcore Superstar. E' venuto tempo di cantare e questa song vi indurrà
a procurare più di un trauma alle vostre corde vocali. "I Don't
Mind" e "My Time" sfoderano una verve punk violata da rapide
e pesanti sfuriate e vengono successivamente incoronate, quali mie songs
preferite, dall'anthemica prestanze dei chorus di turno. E' a questo punto
che l'album raggiunge il suo stato di grazia, confermato dalle irresistibili
linee melodiche di "Something To Rise". I vecchi Maryslim tornano
a prenderci a legnate con "Reason To Live" e con "Shake It
Mama" e si lasciano andare alla fin troppo inflazionata formula scandinava
con "Just Maybe". Dopo l'iniezione di energia a cura di "Another
Day", arriva la chiusura affidata al lento acustico di "Bring
It On"; una dolce song per rubacuori, nella quale Peter Tagtgren si
cimenta alle tastiere. Aggiungo lode per l'ottimo artwork realizzato da
Charlie Granberg. I Maryslim hanno fatto centro e "Split Vision"
è assolutamente protetto dalla garanzia di The Rock Explosion! Recensione realizzata da Bruno Rossi. |
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