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Sparzanza Angels Of Vengeance Cover
Artist: Sparzanza
Location: Karlstad (Sweden)
Line-up:

Friedrik Weileby (vocals), Calle Johannesson (guitar, tambourine, backing vocals), David Johannesson (guitar, cowbell, backing vocals), Johan Carlsson (bass, organ, backing vocals, percussion), Anders Aberg (drums, percussion)

Album: Angels Of Vengeance
Label & Pubblication Year: Water Dragons Records, 2001
Tracklist: Velodrome Home / Amanda / The Sundancer / Black Velvet Syndrome / Logan's Run / Crossroad Kingdom / Coming Home In A Body Bag / The Desert Son / Silverbullet
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Debutto sulla lunga distanza per gli svedesi Sparzanza, figli di Karlstad e attivi sin dal '96. La carriera discografica della band inizia nel '97 con l'uscita di Wheeler Dealer, 7" ep, prodotto da Jesper Karlsson, batterista dei Diamond Dogs. Dopo alcuni cambi di line-up e una lunga serie di partecipazioni a svariate compilations il combo dei fratelli Johannesson raggiunge l'accordo con la francese Water Dragon Records, così, da lì a poco, "Angels Of Vengeance" vede la luce. Il sound degli Sparzanza è un pesante stoner debitore, in primis, a Kyuss, Black Sabbath e Led Zeppelin. Tuttavia le songs mantengono una certa immediatezza che permette all'insieme di risultare quanto meno accattivante. L'iniziale "Velodrome Home" apre con le chitarre in bella evidenza, una barriera di pesanti suoni che viene domata dalle calde e sporche vocals di Weileby. Bello anche l'intermezzo centrale di organo, che dona alla composizione una verve lisergica e settantiana. Amanda è un altro buonissimo episodio, nel quale si approda su lidi ai margini del metal. Con The Sundancer si nota come gli Sparzanza non disdegnino neppure i territori più tipicamente rock'n'roll, così il refrain, se pur contaminato dall'attitudine stoneggiante, non è troppo distante dalle tipiche cadenze dello scan rock più chiassoso. Black Velvet Syndrome rappresenta probabilmente il frangente più rallentato dell'intero album, mentre la seguente "Logan's Run" è una desolanate ballad, nella quale le chitarre acustiche seguono l'ipnotica litania creata dalla voce di Weileby. "Crossroad Kingdom" riprende il cammino elettrico, mentre le ambientazioni 70's rivivono in toto nella lenta armonia di piano insita in "Coming Home In A Body Bag". La tempesta è preannunciata, si abbatte così tramite le veloci e ridondanti "The Desert Sun" e "Silverbullet", quest'ultima presente pure in versione video. Una prova davvero convincente che proietta la band nell'olimpo del genere.

Recensione Realizzata da Bruno Rossi.
Vote: 8