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Stessi volti, stesso luogo
e finalmente "Dead Dreams From The Silver Gutter"; il nuovo fantastico
full-lenght dei francesi Sparkling Bombs, che avevo già avuto modo
di trattare nel 2002, in coincidenza dell'uscita del loro EP "From
Bubblegum Fun To Glittered Depression". 2 anni dopo questi ragazzi
azzeccano il colpo e sfornano 10 songs che segnano indiscutibilmente la
loro ascesa nella scena glam rock internazionale. Ma questa definizione
va stretta agli Sparkling Bombs, come potrebbero stargli addosso i pantaloni
di 20 anni fa, giusto perchè il combo transalpino si dirige verso
il proprio universo incantato, fatto di lustrini, atmosfere trasognanti,
energia punk e melodie che non possono lasciare indifferenti, lasciandosi
sicuramente condizionare da quello che gli sta attorno, ma rileggendo il
tutto secondo un'ottica profondamente personale. Certo la voce di Alyss
è spesso vicina a quella di Robert Smith dei Cure, e l'alone di decadenza
che marchiava il primo lavoro si è attenuato, lasciando spazio a
panorami più solari. L'andamento di questo lavoro è li a dimostrarlo;
quasi da subito, quando a fermare il battito del cuore è l'iniziale
"Cheap Trash Honey", che sfrequenza con gusto ed una certa originalità
sul Robin Black style. "Too Dead Today" rispolvera una patinata
oscurità; in ogni caso una descrizione più accurata, mi permette
di dipingerla come una specie di sogno ad occhi aperti; per puntualizzare
che l'indole è proprio quella del glam 70's dei T.Rex, e tutto pulsa
per ricordare che i platform boots stanno per tornare ad invadere il pianeta.
"Prettie Boy" e la seguente "It Hurts Me" mostrano il
lato più punk'n'roll ed energico della band. La prima riprende certi
riffs cari ai Toilet Boys delle songs più cariche quali "Saturday
Night" mentre la seconda, già presente sul precedente lavoro,
rimane la solita potenziale hit, con la differenza di una produzione migliore.
"Candyfloss Girl" mi ricorda nelle strofe gli Hanoi Rocks, ma
è da ritrovare nell'uso delle melodie il vero punto di forza della
song in questione. Le background vocals vengono utilizzate giusto come adoravano
farlo i New York Dolls, o le vecchie glam bands inglesi, e quando tutte
le componenti vengono a sovrapporsi, quello che esce dagli speakers diventa
folgorante. Come preannuncia il titolo "Interstellar Suicide"
è più sofferta, ed in questa ambientazione i riffs si fanno
più grezzi, senza però dimenticare che "Planet:Fame"
è un grande album, o almeno così viene considerato da una
certa parte della critica. "Blow My Head Away" è la song
più tirata dell'intero lavoro e vi assicuro che alla fine canterete
anche voi "Do you want me, do you, do you want me, do you want me to
blow my head away?". La crepuscolare "Trust In Dust" mi riporta
sulla terra prima di "Drag Queen Baby": civettuola, catchy, sboccata
nel nome del punk di newyorkese memoria e con una chiusura relegata a delle
tastiere schizzoidi. A chiudere è "Cosmetic Dream" che
cresce, mano a mano, nei suoi ritmi da party song, prima di essere spezzata
da una porzione strumentale nella quale la chitarra di Lady Bittersweet
prende il sopravvento accompagnata dall'hammond di JJR. E' Kiss time, Slade
time, insomma "Rock'n'Roll all nite and party every day"! Ma come
potevano essere comuni gli Sparkling Bombs? Semplice, non potevano ed allora
a chiudere arriva la traccia nascosta; delle lisergiche allucinazioni di
hammond, roba in pieno 70's style, che se l'ascolti troppo a lungo ti manda
fuori di testa facendoti apparire un sacco di brillanti luci, in mezzo al
cielo, paragonabili ad un pugno di costosissimi diamanti. Non ricordo dove
avevo l'avevo letta, ma queste non sono parole mie. Dite che proviene dalla
"Beat Generation"? Certo ma questa volta stiamo parlando di "Make
Up Generation". "Do you want an artificial stroke? Taste a brand
new sensation, we only want you to choke!". Buona anche la sezione
multimediale del CD che contiene i video di "Prettie Boy" e di
"Drag Queen Baby" registrati bell 2003 durante un'esibizione all'Artefacts. Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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