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"Time Machine", 8°
full-lenght dei tedeschi Axxis, tralasciando il live "Access all areas"('91),
ed i mini "Collection Of Power" e "Pure And Rough",
quest'ultimo disponibile esclusivamente tramite vendita on-line, segna uno
dei punti più alti mai raggiunti dal combo di Dortmund, nato nel
1989 e capeggiato dal dotato singer Bernard Weiss. Gli Axxis hanno sempre
agito in un ambito capace di sposare perfettamente la scuola del power metal
tedesco più melodico, in stile Helloween, con componenti di chiaro
stampo hard rock derivate in primis dai fondamentali Scorpions. Dopo gli
sfavillanti inizi, il contratto con la Emi raggiunto tramite un solo demo,
ed i due fondamentali capitoli in studio "Kingdom Of The Night"('89)
e "II"('90), accompagnati dall'ottimo live sopraccitato, la carriera
degli Axxis ha iniziato ad inclinarsi con la dipartita del chitarrista Walter
Pietsch e con il banale "Matters of Survival"('95) seguito dalle
nefaste contaminazioni grunge di "Voodoo Vibes"('97). Poi nel
2000, arriva il ritorno in pompa magna; i nuovi innesti Guido Wehmeyer (guitar)
e Kuno Niemeyer (bass) assieme ai superstiti Harry Oellers (keyboards) e
Richard Michalski (drums) danno alla luce, su Massacre Records, "Back
To The Kingdom" che come potrete facilmente intuire dal titolo, riprende,
con ottimi risultati, il discorso musicale degli inizi. Dopo 3 anni dal
mediocre "Eyes Of The Darkness"(01) gli Axxis raggiungono un nuovo
deal con la AFM Records (Advance, Edguy, U.D.O.) ed entrano in studio con
il produttore Dennis Ward (Pink Cream 69). Purtroppo Michalski non è
della partita, il drummer , afflitto dalla lotta contro la tossicodipendenza,
sembra scomparso nel nulla; pure le indagini effettuate dalla polizia non
danno alcun esito ed agli Axxis non rimane che ingaggiare, per le registrazioni,
Kosta Zafiriou, in forza negli amici Pink Cream 69. Probabilmente "Time
Machine" presenta alcuni episodi sopra le righe, nei quali gli Axxis
hanno introdotto l'elemento sinfonico, una maggiore propensione ai tempi
veloci ed all'utilizzo della doppia cassa; ne sono dimostrazione la iniziale
ed epica "Angel of Death", la ritmata "Lost In The Darkness"
nelle quali viene evocato e superato lo spirito della grande "Kings
Made Of Steel. C'è spazio per il soave tappeto di tastiera che apre
lo spezzato incedere della title track e per le soluzioni più melodiche,
lievemente debitrici agli Europe dei bei tempi, della più rilassata
"Wind in The Night(Shalom)", basata sulla tragedia e gli scontri
senza fine fra palestinesi ed israeliani. "The Demons Are Calling"
gira su suoni più grevi e cupi, lasciando poi spazio ad un refrain
simile a quello dei Gamma Ray di "Winged Horse", tratta da "Somewhere
out in Space"('97), ed a un torrenziale lavoro di chitarre soliste
culminante nelle evocative atmosfere sinfoniche finali. La tensione viene
sopita dall'immancabile lento dai connotati acustici "Wings of Freedom",
basato su vicende legate all'ultima guerra in Iraq, e capace di riportarmi
alla mente i tempi di "The Big Thrills"('93) e della poesia a
titolo "Waterdrop". Si prosegue nel turbinio di melodie datoci
da "Dance in The Starlight", song che bissa il successo di uno
splendido episodio passato quale "Heaven In Black". Un concentrato
di semplicità strutturale, catchy chorus, e linee vocali di alta
scuola nella più consolidata tradizone Axxis. Il mid-tempo "Battle
Of Power" e le scoppiettanti tinte hard rock di "Gimme Your Blood"
e "Don't Drag me Down", mettono il sigillo su di una prova che
non mostra punto debole alcuno. Probabilmente in Italia gli Axxis sono sempre
stati ingiustamente sottovalutati; ora è arrivato il momento della
verità! Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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