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E ora ladies and gentlemen, cari Exploders e rockers di tutto il pianeta, non immaginereste mai cosa abbiamo trovato nell' uovo di Pasqua del nostro quartier generale. Vi anticipiamo solo che si tratta di una delle interviste più esplosive che siano mai state realizzate sulle nostre pagine. Siccome non siamo tanto bastardi da tenervi sulle spine, vogliamo presentarvi un pezzo della storia della scena rock newyourkese e non. Diciamo solo che abbiamo avuto il piacere e di scambiare quattro chiacchiere con uno dei fondatori di una certa band chiamata… New York Dolls! Signore e signori, ecco a voi Mr. Rick Rivets! Buon divertimento…

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Grazie Mr.Rivets di averci concesso il suo tempo per un'intervista storica per The Rock Explosion. Allora, le dispiace cominciare a raccontare degli albori della sua carriera a questa nuova generazione troppo confusa dall'ipocrisia di MTV? Vogliamo ricordare al mondo che lei ha fondato una band che ha cambiato la storia della musica e dello show biz? Ci dice come è entrato in contatto con gli storici membri dei New York Dolls?
Allora, cominciamo dal principio… io e Arthur Kane eravamo compagni di liceo, e all'epoca avevamo messo su una band chiamata The Fogg, nella quale militava anche Stu Wylder dei Corpse Grinders. Una volta presi i titoli di studio, cominciammo a suonare nel circuito degli strip clubs newyorkesi, e nel frattempo speravamo di realizzare il progetto di una band che avesse veramente la nostra stessa attitudine e i nostri stessi gusti musicali. In quel periodo il nostro batterista era Sparkey Donovan, che un giorno sarebbe entrato a far parte dei The Brats. Fu in quello stesso periodo che adocchiammo Johnny. Ci succedeva di incontrarlo spesso in occasione dei nostri shows nei diversi clubs, ma non ci eravamo scambiati che qualche saluto di cortesia. In realtà non lo conoscevamo affatto, né tantomeno avevamo idea se sapesse suonare un qualsiasi strumento. Una notte, mentre io e Arthur eravamo impegnati a rubare una motocicletta, vedemmo Johnny camminare scompostamente per Bleeker Street, completamente ubriaco. Anche lui ci vide, e credo avesse pesato che gli saremmo saltati addosso per derubarlo, ma Arthur gli si avvicinò solo per chiedergli se per caso sapesse suonare qualcosa. Fu così che scoprimmo che Johnny suonava il basso. Da quel momento prendemmo accordi per jammare qualche volta insieme, cosa che ci sarebbe venuta molto facile, visto che abitavamo anche tutti e tre più o meno nella stessa zona. Il giorno successivo, dopo la prima jam session, decidemmo di mettere su una band. Johnny aveva un amico, Ozzie, che suonava la batteria, e che completò la formazione per il momento. Entrammo in studio la prima volta per lo più per jammare e per rispolverare qualche pezzo dei Rolling Stones e di Chuck Berry. Ma Johnny non se la cavava troppo bene con le quattro corde, perché in realtà era un po' troppo minuto per tenere un basso a tracolla. Così chiese ad Arthur se volesse scambiare i ruoli. Ci accorgemmo immediatamente che il nuovo assetto della band funzionava molto meglio che in precedenza, e per un po' ci stabilizzammo con quella line-up, con me, Arthur, Johnny e Ozzie. Quest'ultimo, però, non era all'altezza della nuova situazione che si era venuta a creare, e così, al momento giusto, decidemmo di cambiare batterista. Fu ancora Johnny a procurarcene uno, un tale Billy, con il quale aveva suonato in precedenza. Ora non ci rimaneva che cercare una degna sala prove. Per un po' di tempo ci ritrovammo nel bel mezzo della città, nella 31esima, ma era un posto troppo costoso, oltre che troppo affollato, e così ci stabilimmo presto tra la 81esima e Columbus Avenue. Non so chi dei due, se Johnny o Arthur, avesse trovato il posto. Ma ci andava benone, perché era abbastanza economico. Era una bettola per noleggio di biciclette di giorno, che si trasformava in uno "studio" di notte.

Mr. Rivets che ne dice di descriverci i primi tempi dei New York Dolls, quando era nella line-up con Johnny Thunders (voce/chitarra), Arthur Kane (basso), e Billy Murcia (batteria). Saremmo particolarmente interessati a sapere qualcosa della famosa all-night rehearsal del 10 Ottobre 1971, che poi divenne "Dawn Of The Dolls". E poi è vero che Johnny Thunders aveva usato come primo alias Johnny Volume?
Chiaramente, una volta trovato il posto giusto per fare pratica, ci mancavano solo le canzoni. All'inizio, come tutti, ci dedicammo alle covers, ma un giorno Johnny ci propose della roba scritta da lui, sulla quale avrebbe voluto far lavorare anche noi. E fu un'ottima cosa per la band, perché fare solo covers, alla lunga, non porta da nessuna parte. All'inizio lavorammo sui pezzi di Johnny in chiave acustica, cosa che ci permetteva di capire d'impatto se l'arrangiamento funzionava o meno, perché se aveva un bel tiro in acustica, sarebbe stato fantastico con l'amplificazione adeguata. Purtroppo però il nostro favoloso "studio" non aveva la strumentazione necessaria. C'erano solo due amplificatori per chitarre e un set per la batteria. Arthur e io usavamo uno dei due amplificatori, mentre Johnny usava l'altro e la voce usciva dal secondo canale. Questa soluzione, però, non rendeva giustizia alla qualità dei pezzi, ma non potendo fare diversamente, cercammo di fare il possibile perché la resa fosse al meglio. Come se ciò non bastasse, qualche settimana prima, un ladro era andato a far visita all'appartamento di Arthur e si era portato via gli strumenti e la poca attrezzatura che avevamo, così eravamo rimasti praticamente a terra. Non ci restò che chiedere prestiti in giro da qualche amico. Con 300 dollari comprai una Fender Stratocaster del 1961 e una Rickenbacker del 1965 che usavo a turno con Johnny, che per tenersi in allenamento ormai suonava di nuovo lo stesso basso che stava usando Arthur. Per di più il proprietario del nostro studio non si fidava di nessuno, e non ci lasciava mai le chiavi. Così capitava che ci chiudesse all'interno e ci lasciasse lì per ore. E questo succedeva anche d'inverno, e per la cronaca in quel cazzo di posto faceva parecchio freddo. Fortuna che prima di farci sequestrare all'interno dello "studio" io e i ragazzi provvedevamo a fare scorta di bottiglie di Vodka a basso costo, che, con l'energia della nostra musica contribuiva a scaldare l'ambiente e a rendere più sopportabile il freddo. Sin dai tempi dei The Fogg avevo preso l'abitudine di portare in studio un registratore per testare i progressi della band, e continuai a farlo anche con questa. Solo che stavolta presi in prestito il registratore e un paio di microfoni e registrai le nostre night sessions. Anni dopo, uno di questi nastri uscì con il titolo di "Dawn Of The Dolls", e probabilmente proveniva da uno dei nostri tanti amici che ci chiedevano continuamente copie delle nostre incisioni, specie da quando scoprirono che si trattava delle prime registrazioni dei Dolls. Un'altra cassetta fu incisa nel periodo in cui David entrò a far parte della band, ma non la vedemmo più dopo averla prestata proprio allo stesso David. Una buona ragione per non prestare cassette a nessuno. Riguardo al cognome di Johnny ho sempre saputo che fosse Thunders, o almeno così si era presentato a me e ad Arthur quando glielo abbiamo chiesto. Potrebbe essersi fatto chiamare Johnny Volume per un brevissimo periodo, ma almeno per quanto ne sappia è sempre stato Thunders.

Perché ha deciso di lasciarsi alle spalle il progetto New York Dolls? O forse non è dipeso dalla sua volontà?
Dopo aver suonato assieme per qualche mese, Johnny era giunto alla conclusione che non voleva più cantare e così ci mettemmo alla ricerca di un vocalist. Io non ero però della stessa idea, perché, viste le mie esperienze precedenti, in cui non ero andato troppo d'accordo con i cantanti, avrei preferito che rimanesse Johnny alla voce, anche perché non se la cavava affatto male. E poi sarebbe stato difficile trovare uno con la stessa attitudine e lo stesso look di Johnny. Ma nonostante avessi insistito per desistere dalla ricerca di un nuovo componente da mettere al microfono, persi ai voti, e così le audizioni iniziarono. Ricordo che il primo tizio che si presentò indossava pantaloni e stivali da cowboy argentati. Devo ammettere che il suo aspetto nell'insieme non era male, ma non era comunque all'altezza della personalità di Johnny. Cantò un paio di pezzi e lo congedammo con la solita formula "Non chiamarci, ci faremo sentire noi". In quel periodo, intanto, Syl era diventato un habitué dello studio. Una volta lui e Billy erano amici e avevano perfino messo su una band con Johnny. Cominciava ad essere imbarazzante andare alle prove con una specie di avvoltoio che ti gironzolava attorno che si vedeva lontano mille miglia che voleva occupare il mio posto. Jerry, invece, sebbene talvolta si fermasse con noi a provare, non diede mai la stessa impressione a Billy, perché si limitava a jammare tranquillamente con noi e poi andava via. Trovavo che Jerry fosse un meraviglioso batterista e non ci sorprese che prendesse presto il posto di Billy. Jerry amava suonare e avrebbe jammato con chiunque solo per il puro piacere di farlo. Come avrete intuito in quel periodo era entrato a far parte della cricca anche David, e le cose stavano via via cambiando. La band non mi divertiva più come una volta. C'era sempre lì qualcun altro pronto a prendere il tuo posto appena avessi girato le spalle. C'era troppo turn-over ed era venuto il momento di lasciar perdere il progetto. Io ed Arthur eravamo ancora grandi amici, ma per me rimanere nella band non aveva più senso. Suonammo un concerto per Natale al Welfare Hotel che fu un tripudio, ma il nuovo anno e una nuova band erano alle porte.

Qual è il suo ricordo più bello legato all' avventura con i New York Dolls? E il peggiore?
Credo che i miei ricordi più belli di quei tempi risalgano al periodo in cui eravamo soliti incontrarci a casa di Johnny. Era lì che lavoravamo in genere sugli arrangiamenti in acustica ed è stato allora che ho capito che se un pezzo si regge sulla sua semplicità, allora può funzionare suonato con qualunque strumentazione, ma se già nella sua struttura basica ha delle imperfezioni, allora crollerà inevitabilmente. Purtroppo devo dire che Johnny è stato spesso sottovalutato dalla critica sia come musicista, sia come compositore e songwriter, ma io l'ho visto all'opera e posso garantire che non era affatto uno stupido. La sua discografia ne è una prova: molti credono che con gli Heartbreakers si fosse limitato a fare sempre le solite cose, ma se ascoltate bene tutto il materiale che potete raccogliere, allora vi accorgerete di quanto vaste fossero le sue conoscenze musicali e di quanto influissero nel suo stile. Tra qualche anno qualcuno si accorgerà di che genio era e gli tributerà gli onori dovuti. Probabilmente il ricordo peggiore è invece legato a una sera in cui una volta finite le prove, Billy si ubriacò piuttosto pesantemente. Per carità era un bravo ragazzo, ma quando beveva troppo diventava assolutamente insopportabile. Ci trovavamo tutti in un club a spassarcela, e per la precisione, mi trovavo in compagnia di una gentil dama sulla quale stavo cercando di fare colpo. Billy non faceva altro che disturbare la nostra conversazione rubandoci la roba dai piatti, e non sembrava capire che in una situazione del genere avrebbe fatto meglio a mettersi da parte buono buono. Purtroppo invece, continuò a infilare le mani in tutto quello che ordinavamo, e per farlo smettere, soprattutto considerate le circostanze, gli ho infilzato la mano con la forchetta. Lui mi guardò come se non riuscisse a credere a quello che gli avevo fatto, ma anziché chiedergli scusa gli intimai di sparire. Quando poi è stato il momento di andare via, ho avuto anche seri problemi con la mia macchina, e fu alquanto divertente cercare una stazione di servizio aperta alle quattro di mattina!

Come le è sembrata la reazione del pubblico all'uscita dell'album "Dawn Of The Dolls"? Come mai avete deciso di editare quel disco?
La release del cd "Dawn Of The Dolls" era in programma sin dal 1975. Avevamo pensato di farlo uscire nel periodo in cui i bootleg records cominciavano a diventare molto popolari e prima che il governo emanasse leggi contro i bootleggers. Succedeva semplicemente che ogni volta che stavamo per far uscire quel cd, capitava che la nostra attenzione venisse attirata da qualche altro progetto, e così i fondi inizialmente stanziati per la pubblicazione di "Dawn Of The Dolls", andavano a finanziare qualcos'altro. Avevamo contatti con altre labels indipendenti, ma sembravamo condannati a non riuscire a firmare mai un pezzo di carta. Le etichette erano interessate, ma solo a metà, perché non volevano spendere soldi per un nuovo gruppo. Così decidemmo di fare uscire quel cd con l'aiuto di Twink sulla sua label, ma quando leggemmo le condizioni del contratto cambiammo idea. Lo mandammo al diavolo e decidemmo di produrcelo da soli. Il nastro iniziò a circolare tanto rapidamente che era solo questione di tempo perché una label se ne accorgesse e lo rendesse un bootleg come era accaduto con il disco "Heartbreakers Live At Mothers". Un certo A.C.Doback aveva registrato quei nastri anni prima e ne aveva data una copia a Johnny, ma a quanto pare uno dello staff che lavorava per la band prese I nastri e se la svignò. Più tardi si scoprì che li aveva venduti alla Bomp Records. E la stessa cosa accadde per il cd di "Dawn". Dopo la release, Twink e Arthur fecero in modo che lo stesso cd uscisse ancora una volta sotto il titolo "Actress", con le note prese dal libro di Arthur intitolato "iDoll". Certa gente nel music biz riesce a essere così meschina! Dopo tutto quello che A.C.Doback aveva fatto per Twink, lui lo ripagò in quel modo, fregando noi e lui! Una volta a Los Angeles io, Arthur e Twink avremmo provato a registrare insieme qualcosa per un'altra eventuale release. Trascorremmo due giornate alla ricerca di una sala d'incisione provvista di batteria, e una volta trovatane una la prenotammo anche per i giorni seguenti. Pensavamo che sarebbe venuta fuori una figata, con due ex-Dolls/Corpse Grinders e un PinkFairy/Pretty Thing. Purtroppo, quando venne il momento di passare ai fatti, e io e Arthur stavamo per passare a prenderlo per andare a registrare, Twink si tirò indietro adducendo penose scuse riguardo a una tipa che aveva incontrato. Insomma, non se ne fece più nulla.

Com'è entrato a far parte della sua vita il Rock'n'Roll? Quali erano gli artisti che ha considerato quali principali fonti d'ispirazione all' inizio della sua carriera?
La musica è entrata a far parte del mio universo molto presto. Cominciai suonando la batteria ad appena dieci anni. Un mio amico ne possedeva una, e mi dava lezioni. L'unico problema stava nel fatto che era mancino, e così imparai a suonare i tamburi come lui. Quando poi cominciai a prendere lezioni da un vero maestro, appresi che dovevo iniziare praticamente tutto da capo, perché il mio modo di suonare non era corretto. Così me ne stancai presto e mi interessai a qualche altro strumento. Mio padre aveva un chitarra acustica in giro per casa, e quando in radio davano le hits dei Beach Boys, cercavo di rifarle aiutandomi con un libro di arrangiamenti che qualcuno mi aveva regalato. Nello stesso periodo cominciai a suonare la tromba nella banda della scuola. Avevo visto un film con Frank Sinatra, "The Man With The Golden Arm", che parlava di un trombettista jazz strafatto nel quale mi ci ritrovai molto. Non so se mi intrigasse maggiormente il lato legato alla musica o quello legato alle droghe, quello che so è che cominciai seriamente a credere di poter diventare un trombettista di professione. A quell'epoca era molto famoso Herb Alpert e decisi di imparare a suonare i suoi pezzi e di riproporli con una specie di gruppo jazz che avevo messo su con alcuni amici. Ma quando i Beatles irruppero nella scena, le cose cambiarono definitivamente. Suonavo ancora nella banda della scuola, ma nel frattempo avevo incontrato un ragazzo che suonava il clarinetto, che però sembrava molto più interessato a maneggiare le sei corde, e così creammo una rock band. Come forse avrete capito, il clarinettista altri non era che il nostro Arthur Kane. La nuova band non ci mise molto a diventare un pezzo di storia nella nostra scuola, mentre il rock si era definitivamente e irrimediabilmente impossessato della nostra anima. Di solito ci riunivamo per provare a casa di Arthur praticamente tutti i giorni una volta usciti da scuola. Non ci mettemmo molto a stufarci dei concertini nei circuiti delle chiese locali, e in breve tempo riuscimmo a inserirci in quelli dei clubs della scena newyorkese. Ci capitò l'occasione di suonare in posti come il Café Wha e il Bitter End, ma non nego che le gigs migliori erano quelle negli strip clubs tipo The Metropole nei pressi della 48esima. The Metropole una volta era un jazz club dove perfino musicisti del calibro dei Rolling Stones e Animals amavano sedersi per godersi le performances delle jazz bands. Ma una volta esplosa la febbre del sabato sera, con tutta la disco music che cominciava a farla da padrona, quel posto diventò uno squalliduccio strip bar in cui tutto costava il triplo e le ballerine seminude si agitavano al ritmo della musica proposta dalle bands locali. Era un club affollatissimo, sempre pieno di gente di ogni sorta, e quasi sempre era teatro di qualche casino, ma noi ne siamo sempre rimasti fuori, ci siamo sempre fatti gli affari nostri e siamo stati trattati sempre con un certo riguardo… a meno che non entrassimo in confidenza un po' troppo stretta con le ballerine! A quei tempi eravamo veramente ossessionati dalla musica e da tutta quella ondata di gruppi provenienti dall'Inghilterra. Siamo usciti con gli Yardbirds la prima volta che sono venuti nel Nuovo Continente, e ogni volta che potevamo andavamo ai concerti di Jimi Hendrix allo Scene. Anche The Spoonful e i Blues Magoos si aggiravano per la città di tanto in tanto. Nel frattempo avevamo bisogno di un batterista, e fu a quel punto che Stu Wylder entrò in scena. Frequentava la nostra stessa scuola, ma era un anno più giovane di me e Arthur. Lo conoscevamo perché era amico del nostro bassista, Ken Finger detto anche "Fang". Così quando siamo partiti alla ricerca di un nuovo batterista non avemmo dubbi sulla scelta di Stu Wylder. Ma lui non si limitava a suonare la batteria, ma cantava anche, finché non decidemmo che quella soluzione poteva andare forse bene per i Monkees, ma non certo per noi. Così Stu dovette lasciare le pelli dei tamburi per dedicarsi esclusivamente alla voce. Suonammo insieme finché io e Arthur finimmo le scuole e ci iscrivemmo al college. Il primo giorno di lezione notai un ragazzo dalla zazzera biondo rame, che trovai molto somigliante a Brian Jones, che si guardava attorno alla ricerca di un posto vuoto. Si avvicinò e mi chiese se la sedia accanto alla mia fosse libera. Fu così che conoscemmo Sparkey Donovan, con il quale siamo rimasti ottimi amici ancora oggi. Subito dopo l'incontro con Sparkey, io e Arthur cominciammo a frequentare settimanalmente la sua casa, dove incontravamo spesso anche un tizio di nome Keith che suonava nella stessa band di Sparkey. Keith era un fanatico degli Stones, e non ci mise molto a trasmetterci la passione per tutto quello che significava quella band. Sparkey e Keith furono i nostri iniziatori al rock degli Stones e furono uno dei motivi principali per cui pensammo di chiedere a Johnny di entrare a far parte della band.

Cosa ne pensa della reunion dei New York Dolls con tre dei vecchi membri e la partecipazione straordinaria di Gary Powell (ex Libertines) allestita per il Meltdown Festival di Londra? Era al corrente di questo progetto o l'hanno tenuta all'oscuro di tutto? Le sarebbe piaciuto prenderne parte?
Se ci pensi non è stata poi una grande trovata, visto che di membri originari anziché tre avrebbero potuto averne almeno quattro, se non più, perché avrebbero potuto includere anche Sparkey, che dovrebbe essere il primo batterista storico… Comunque devo confessare che Arthur mi aveva chiamato per mettermi al corrente della possibilità di una reunion, appena la voce aveva cominciato a girare, ma se da un lato ne era entusiasta, dall'altro mi sembrava essere anche piuttosto preoccupato. I New York Dolls sono stati tutta la sua vita, e negli ultimi 25 anni era ossessionato dal pensiero di poterli riunire. Quando la notizia di un ritorno in grande stile della band aveva cominciato ad aggirarsi nell'ambiente, Arthur non sapeva se sperarci davvero o se restarne fuori per timore di rimanerne disilluso. Quando però me ne ha fatto cenno era felicissimo che anche io potessi tornare a suonare con loro, ma io gli dissi di restare coi piedi per terra, perché se per lui non c'erano assolutamente problemi a riavermi nella band, la stessa cosa non poteva valere anche per Syl e David, che si sarebbero battuti per tenerli fuori dal progetto a ogni costo. Inoltre predissi ad Arthur che se non eravamo riusciti ad andare d'accordo una volta, non c'era ragione che riuscissimo a farlo adesso e che persone come David fanno una cosa come una reunion solo per il proprio tornaconto personale. L'ironia della sorte beffarda ha voluto che Arthur morisse dopo i primi shows e che oggi siano David e Syl a portare avanti il nome dei New York Dolls, proprio come fecero quando furono Johnny e Jerry a lasciarci anni fa. Erano chiamati The Phony Dolls. Da quando lasciai la band Arthur non ebbe più alleati, ma tuttavia sono molto sorpreso che li abbia sopportati per così tanto tempo, visto che sarebbe stato benissimo capace di mandarli via a calci nel sedere quando l'avesse voluto.

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Infatti, purtroppo, non molto tempo dopo quel festival londinese, Arthur Kane morì. Che può dirci riguardo al tributo che è ha organizzato per lui e che ha visto partecipare Paul Blaccard, Stu Boy Wylder, Kenny Cruz con i Corpse Grinders l'8 Ottobre scorso al Continental di New York City? Come descriverebbe Arthur Kane sia dal lato umano che dal lato artistico? Che ricordi le piace conservare di lui e che atmosfera si respirava la notte del tributo al Continental?
Quella serata fu favolosa, un tripudio, perfetta, l'unica nota stonata era che Arthur non c'era. Tutti i componenti della band hanno dato il meglio delle loro energie e del loro affetto per ricordare un caro amico. Lynn Todd è venuto apposta dalla Georgia o giù di lì, Sonny Vincent è venuto dalla Germania, I The Victims si sono appositamente riuniti, e la Jack Butler Band è stata la prima a offrirsi per tributare un ultimo saluto ad Arthur. E' stato meraviglioso, c'era gente che non si vedeva da secoli e che in quel momento si ritovava così unita dalla perdita di una persona amata. Devi credermi, c'era così tanto amore e un così forte senso dell'amicizia in quel club quella notte. E ringrazio Trigger per averci concesso l'uso del locale. Stuboy si è fatto in quattro per organizzare tutto da solo, ma Arthur mancherà allo stesso modo a tutti noi. Per quanto mi riguarda che posso dire di più? Eravamo amici sin dai tempi del liceo, e per moto tempo abbiamo fatto un sacco di cose assieme. Era una persona molto gentile, che non ha mai mostrato odio o insofferenza verso chiunque, perché ai suoi occhi eravamo tutti uguali, non importava il colore della pelle o la nazionalità. Spesso capitava che la gente credesse di poter approfittare della sua buona disposizione per fregarlo, ma non era affatto stupido. Magari il suo genio non è stato compreso appieno da molte persone. Abbiamo trascorso molti bei momenti insieme, e devo ammettere di aver imparato davvero un sacco di cose da lui. Tra i tanti ricordi che ho di lui, ne conservo uno in particolare che riguarda il periodo che abbiamo trascorso ad Amsterdam. Probabilmente è stato uno dei migliori della mia vita. Ci divertimmo in modo indescrivibile in quell'occasione. Vivevamo come dei pascià in una bella zona della città e avevamo perfino un'auto e due motociclette con le quali andavamo fino alle spiagge o ci addentravamo in sperduti villaggi e ci mescolavamo alla gente del posto con la quale uscivamo e frequentavamo tutti i locali più incredibili della zona. E poi non potrò mai dimenticare i nostri sedici anni, quando suonavamo negli strip clubs e uscivamo con donne più grandi di noi. Eh… mi manca tremendamente, anche perché avevamo ancora tanti progetti da realizzare insieme dopo la reunion dei Dolls. Ma adesso è tutta storia…

Mr.Rivets, quanto è stato influenzato dall'omonimo film horror di Ted V.Mikels del 1972 nello scegliere il nome della sua band i Corpse Grinders? Come mai è rimasto tanto impressionato da quella pellicola? Ci descriverebbe le sue scene preferite?
A dire la verità, sono sempre stato dell'opinione che il film "The Corpse Grinders" fosse la peggiore spazzatura che avessi mai visto! Quando Ted Mikels stava registando "Corpse Grinders 2", Paul Blaccard era entrato in contatto con lui per cercare di far rientrare qualche song della band nella soundtrack, ma quell'idiota non ne capisce niente di film dell'orrore e perfino una scimmia saprebbe fare di meglio. E' una pellicola talmente noiosa! L'unico motivo per cui abbiamo deciso di chiamare la band come quel film è stato perché ce l'aveva suggerito Arthur. Forse ne avremmo effettivamente potuto scegliere uno migliore… Insomma se intitoli un film Corpse Grinders devi almeno abbondare di sangue, splatter e quant'altro! Ti dovresti aspettare qualcosa come The Texas Chainsaw Massacre o The Night Of The Living Dead, invece non c'è niente di tutto questo e devo ammettere che non me ne ricordo neanche una scena.

Una volta Malcom McLaren pare abbia dichiarato: "Ho cercato di fare con i Sex Pistols quello che non sono riuscito a fare con i New York Dolls". Cosa ne pensi della svolta che i Sex Pistols hanno segnato nella storia del punk?
I Sex Pistols facevano schifo. Erano solo una gran bolla di sapone. Cos' hanno fatto? Un disco fortunato e basta. Se Malcom avesse fatto con i New York Dolls la stessa cosa che ha fatto con i Sex Pistols, forse oggi potrebbe dire di aver creato veramente qualcosa. Ovviamente sempre se la droga non si fosse impadronita delle personalità di Johnny e Jerry, e senza di loro onestamente si può dire che non ci sarebbe stata la band. Johnny è l'icona del periodo d'oro dei New York Dolls. Senza di lui non avrebbe avuto senso. E poi a mio parere già all'epoca ci sono state tante di quelle bands migliori dei Sex Pistols, come per esempio Clash, Ramones, Heartbreakers, Damned e potrei aggiungerne mille altre. John Lydon ama scherzare. Non so perché qualcuno avrebbe dovuto ascoltare la sua merda. E per quanto riguarda Syd non era che un moccioso che aveva fatto il passo più lungo della gamba e che non ha retto alla portata della sua notorietà. Jones e Cook erano affiatati e sembravano formare un buon team, ma pare che fosse Matlock il vero talento della band. Tutte chiacchiere. E' solo un gran peccato che siano proprio i Sex Pistols a essere ricordati come i padri del punk, sebbene, per quanto abbiano realmente prodotto, potrebbero benissimo cedere lo scettro ai Ramones. Ma non voglio pensarci più adesso. Mi piacerebbe solo avere l'occasione di ringraziare tutti quelli che ci hanno supportato negli anni e spero di poterli rendere felici con qualche novità.

Ci piacerebbe sapere qualcosa in più sul cd intitolato "Addictions" dei Martians From Uranus: in che occasione ha avuto modo di incontrare il batterista Jim Robinson, che a quanto pare risulta essere un parente dei Black Crowes Rich e Chris? E coda ci può dire sul contributo di Walter Lure? Sappiamo che ogni tanto jammate insieme anche dal vivo. Con quali altri musicisti della scena di New York ha l'abitudine di esibirsi live?
I Martians From Uranus erano una band di Cincinnati, nell' Ohio, che venne a New York per registrare un demo grazie alla produzione di un mio amico. E dato che il loro cantante era un grande ammiratore dei New York Dolls, mi chiese se volessi partecipare come ospite sul loro cd, e siccome mi è sempre piaciuta l'idea di collaborare durante le registrazioni di altri musicisti, ho accettato senza problemi. Dopo aver registrato mi chiesero anche se volessi suonare con loro dal vivo durante la loro tappa a Long Island. E' stato allora che mi sono ritrovato a far parte stabile della band. All' inizio mi divertiva suonare con loro, ma dopo un po' le loro personalità da prime donne hanno avuto il sopravvento. A eccezione del cantante, per il quale nutrivo una certa stima, gli altri non valevano molto. Per darti un'idea su come eravamo ridotti dopo poco tempo ti dico solo che il chitarrista usava una Telecaster coreana da quattro soldi, il batterista non poteva usare un furgoncino per portarsi in giro la batteria, perché sua moglie non gliel'avrebbe mai permesso, e prima che iniziassimo le nostre date a New York, il cantante si era sposato con una tipa che ben presto si rivelò la nostra Yoko Ono! E io non amo far parte di bands in cui i componenti si portano dietro le proprie donne ovunque vadano, e questo era quanto stava accadendo a noi. Il resto del gruppo non aveva immagine. L'altro chitarrista non si sarebbe tolto il berretto da baseball per nessuna ragione, e sai cosa vuol dire… chiunque lo porti in quel modo vuole nascondere la pelata o un'incipiente calvizie… Almeno avrebbe potuto rasarsi a zero, o infilarsi qualsiasi altro copricapo, ma anche i vestiti che indossava erano sempre gli stessi in ogni show. Dopo un po' dalla band furono mandati via il batterista e il chitarrista e furono sostituiti da parenti e amici della moglie del cantante, perciò a quel punto, non avendo più alcuna voce in capitolo, lasciai la band anche io. Quando me ne andai ricevetti una lettera da un'etichetta canadese che aveva avuto un'ottima impressione dal cd che avevamo spedito e che avrebbe voluto organizzare un tour di tre settimane, ma siccome avevo appena lasciato perdere la band, mandai tutto all'aria. E poi non avrei retto un tour con dei ragazzini che non sanno gestire né il proprio look né tantomeno la stampa. Per quanto riguarda i Robinson, ce ne sono talmente tanti come e migliori di loro…

Mi tolga una curiosità: tempo fa abbiamo avuto l'onore di poter intervistare via mail Handsome Dick Manitoba e Andy Shernoff dei Dictators, e in quell'occasione ho saputo che Handsome ha aperto un club chiamato Manitoba a Ney York City. Mi stavo per l'appunto chiedendo se per caso lei ci fosse capitato qualche volta. In tal caso cosa ne pensa e soprattutto, ha avuto modo di conoscere Handsome?
Bé, mi ricordo di Handsome Dick dei Dictators ai tempi dei suoi esordi quasi, negli anni settanta. Ma a dire il vero non siamo mai diventati amici. Non dimenticare che i The Brats sono stati una delle bands più odiate della scena di New York, grazie alla simpatia del cantante che credeva di essere il migliore di tutti. E' stato lui ad avere la faccia tosta di dire a Paul Stanley che lui e la sua band (i Kiss!) non erano nessuno, mentre poco prima io avevo chiesto al loro chitarrista Ace Frehley di aprire per noi per il concerto al Diplomat Hotel, proprio perché credevo che fossero davvero in gamba! Anzi, ero convinto che fossero migliori di noi e che il loro nome sui manifesti pubblicitari ci avrebbe aiutati ad attirare più gente al concerto. Ma l'ego del nostro cantante costrinse Paul a cambiare le scritte sui manifesti, mossa davvero stupida a parere mio, proprio perché loro avrebbero aperto il concerto e noi saremmo stati gli headliners comunque. Ma il nostro cantante ha strillato tanto che il povero Paul si deve anche essere rotto le palle e per non sentirlo più… anche se avevo ragione io, ancora una volta eh… è proprio vero che ride bene chi ride ultimo, come si suol dire… E per quanto riguarda il Manitoba club, devo confessare di non esserci mai stato. Ma ho sentito dire che è un bel posticino. Artisticamente stimo molto i Dictators, e ho comprato il loro lp. Li ho anche visti suonare dal vivo, e mi sono piaciuti molto, ma non siamo mai diventati amici, per un motivo o per l'altro, niente di personale.

E cosa ne pensa della scena glam inglese degli anni '70? Cosa succedeva nel frattempo a New York? Da quanto ne so, i Kiss aprirono per i The Brats in uno storico concerto. All'epoca avrebbe scommesso su quello che sarebbero diventati oggi? E quali ricordi conserva di questi grandi del rock ai loro esordi?
Mi ricordo che ritagliavamo dai magazines tutto quello che riguardava la scena glam Britannica e che adoravamo il modo di vestire dei glamsters, ma non ci piaceva altrettanto il loro make up. Personalmente amavo molto Bowie, T-Rex, The Sweet, Slade e così via, ma hanno influenzato in maggior misura il mio modo di suonare che il mio look. Io preferivo di più l'immagine dei Rolling Stones. Se sei quasi un nano come Syl o lo stesso Johnny, te la puoi cavare conciandoti come un efebo effeminato, ma io sono sempre stato troppo alto e troppo mascolino per sembrare credibile con quel look! E' poi è difficile tirare calci in culo a qualcuno se porti delle piattaforme ai piedi! Per non parlare delle fughe davanti ai poliziotti! Quando ero nei New York Dolls non ho mai accettato di vestirmi come gli altri, ma avrei voluto pantaloni di velluto e stivaloni di pelle senza zeppe! Adoravo per esempio il look di Keith Richards agli esordi. I The Brats erano una glam band per certi versi, ma non abbiamo mai usato makeup e tutti i nostri vestiti erano fatti su misura, sebbene spesso fossero molto simili a quelli che avrebbe potuto indossare un cantante country. I Kiss per esempio non erano una glam band, ma portavano avanti il loro look personale, dando il via a una moda. Anche giù dal palco Paul e Ace conservavano il loro look da rock stars, con i loro pantaloni di velluto e le giacche di pelle. Anche se Paul non fosse mai ricorso al trucco sul viso, sarebbe stato comunque una star. Stessa cosa per Gene, perché non erano solo i vestiti a fare di loro dei grandi, ma l'attitudine. I Kiss fecero qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima e per questo hanno avuto tanto successo.

E' vero che il monicker The Brats vi è stato suggerito da Alice Cooper? All epoca quanto era coinvolto il giovane Rivets nella glam rock scene? Si trattava di qualcosa di più di lucidalabbra colorati e brillantini?
E' andata così: una sera eravamo seduti a un tavolo da Max con Alice Cooper, cosa che all'epoca era di routine, e gli confidammo che ci serviva un gran bel nome per la band. Dopo averci pensato un pochino suggerì The Brats (mocciosi), perché gli sembravamo proprio una manica di mocciosi, e così è rimasto quel nome. Alice è stato una grande fonte d'ispirazione per noi, sin dai tempi dei New York Dolls. Johnny una volta uscì con Cindy Lange, che era la ragazza di Alice quando era on tour, e lui non esitò certo a riprendersela. E' stato bello veder il nostro eroe combattere per la sua donna. Anche il cantante dei Brats una volta portò Cindy fuori a cena, ma tutto quello che successe quella sera fu che le pagò la cena…

Crede che i The Brats siano stati sottovalutati? In tal caso cosa si sarebbe potuto fare, secondo lei per migliorare le cose?
Non so se i The Brats siano stati sottovalutati, sebbene potessero vantare il miglior chitarrista di New York. Era talmente bravo che se avessi chiuso gli occhi avresti giurato che fosse Jeff Beck a suonare. L'unico grande guaio della band era il cantante. Non so quante volte sono saltati ottimi contratti a causa sua. Ripensandoci bene l'unico grande rimpianto che abbiamo è quello di non aver cambiato cantante quando potevamo, perché è stato a causa sua che la band si è sciolta. Anche quando la Rave Up ha fatto uscire un LP dei The Brats lui se l'è presa perché non voleva. Da ora in poi qualunque cosa lui dica o voglia non è affar mio. Io e Sparky abbiamo dato vita alla band e lui l'ha rovinata, perciò se ora vogliono pubblicare qualcosa, per noi non ci sono problemi, almeno così recuperiamo un po' del denaro perso per colpa sua.

La Rave Up, una indie italiana ha pubblicato materiale dei The Brats e dei Corpse Grinders che adesso registrano il tutto esaurito. Che ne pensa?
Ringrazio ogni gliorno la Rave Up per aver fato uscire quegli LP, sebbene in realtà ce ne sarebbero molti altri perfino migliori di quelli che hanno sbancato. Ma almeno il mondo potrà avere un'idea della roba che davvero valeva qualcosa a New York ormai molti anni fa. Riguardo ai Corpse Grinders non è che sia molto contento delle release, perché davvero c'è ancora materiale assai migliore di quello che è stato fatto uscire, e a proposito, se qualcuno della Rave Up sta per caso leggendo quest'intervista, sappia che siamo disposti a inviare bella roba in attesa solo di essere pubblicata.

Cosa ci può dire riguardo alla sua esperienza con i The Slugs?
The Slugs sono stati una band fantastica, perché non solo avevano un cantante capace di scrivere belle canzoni, ma avevano anche un gran bel look. L'ultimo frontman era un favoloso incrocio tra Jim Morrison e Al Pacino. Peccato che la droga non abbia permesso a questa band di arrivare dove meritava. E poi mancava di un vero leader e senza una persona dotata di un certo carisma, non si va da nessuna parte.

In quale band tra tutte quelle che abbiamo nominato lei si è sentito più coinvolto e per quale motivo?
Mi sono trovato molto bene con i Corpse Grinders, e adesso con la Rick Rivets Band. Kennie, il bassista, è di grande aiuto, e per fortuna siamo sullo stesso livello artistico e sulla stessa linea d'onda. Finora abbiamo licenziato o incluso altri componenti nella band con l'unico presupposto che volessero fare la nostra stessa musica. E popi niente droghe e niente cazzate del genere, non permetterò che per via di qualche stupido anche questo progetto vada a farsi benedire. Non ho nulla contro chi fa uso di sostanze, ma mi darebbe fastidio se questo rovinasse la mia band. Il Rebel Yell è il drink ufficiale della Rick Rivets Band assieme al China White ma niente Jack Daniels!

Cosa ne pensa di tutti questi giovani (come il nostro Le$ter) ancora attaccati a questo genere di proto punk e glam che proprio lei ha contribuito a creare? Nella sua opinione cosa manca all'attuale scena rock?
Credo che una delle cose che manchino nella scena rock di questi tempi, siano bands che si comportino come tali. Prendete Fred Durst, per esempio. Vi sembra uno che faccia parte di una band? E poi ci sono in giro musicisti con un look improbabile! Fate anche un paragone con i grandi di una volta, tipo Rolling Stones, Led Zeppelin o anche Aerosmith, e ditemi se non ho ragione. Le bands di oggi non sanno cosa sia l'immagine. Vorrei vedere un musicista che sul palco vesta diversamente da uno qualsiasi dei suoi fans, mi piacerebbe che si potesse distinguere! Le bands di oggi sono tutt'altro che cool, anche se le groupies continuano a cadere ai piedi di qualunque cosiddetto rocker. Gli unici che mi pare abbiano un look che si adegua al genere che propongono sono gli Hives, anche se a guardarli bene in faccia non è che siano tutta sta bellezza. Invece il chitarrista dei Limp Biscuit mi sembra una scimmia vestita male. Cosa dovrebbe comunicarmi un look del genere? Forse sono io che non capisco. Secondo me il rock oggi è troppo pieno di campionature, e presto scomparirà del tutto lasciando il rap come unico sovrano.

Negli anni ha maturato qualche rimorso, o pensa di avere qualche sogno ancora da realizzare?
Di rimorsi ne ho pochi, ma ammetto che la colpa per quello che non ho fatto è stata solo mia. Per esempio avrei potuto prendere il mio PHD e avrei potuto lavorare come insegnante o qualcosa del genere. Oppure avrei potuto fare carriera nell'esercito o diventare poliziotto. E poi mi dispiace essere rimasto per tanto tempo nei Brats senza accoppare il cantante. Tutti noi abbiamo rimpianti. Avrei voluto diventare un giocatore di baseball o un pilota di Nascar. Tra i miei sogni ancora da realizzare vorrei suonare a Liverpool e in tutta Europa, comprare una bella capanna nel bosco e vivere come si faceva nel 1870, armato di cinturone e pistola come nel vecchio West e starmene alla larga dalla gente. Non sopporto tutto il casino che è diventata la mia città oggi. Nessuno parla più inglese, e questo mi fa impazzire. Credo che in molti grandi centri europei stia succedendo la stessa cosa. Siamo invasi dal terzo mondo!

E ora una domanda ormai cult: drinks, albums e pornostar preferite?
Bé, per quanto riguarda i drinks per me ci sono quelli con la "D" maiuscola e quelli un po' meno degni di menzione. Tra questi ultimi confesso che mi piace il Propel, una specie di beverone per gli sportivi che non ha calorie, e poi adoro la vecchia Coca Cola. Invece i DRINKS che dico io sono il Rebel Yell, un whiskey molto pastoso, tipo Jack Daniels, ma secondo me molto migliore. Anche la Vodka mescolata alla Seven-Up non è niente male. Al pub il mio solito è il Black and Tan, oppure scelgo un sidro piuttosto forte. Per quanto riguarda gli album preferiti, bé, è facile, tutto quello che hanno prodotto i Beatles, i Rolling Stones, parecchia roba degli Yardbirds e dei Led Zeppelin, e tutto quello che hanno fatto Iggy Pop, i Ramones e ovviamente Thunders. Anche i Chesterfield Kings sono una gran bella band! Ma sarebbero stati anche più forti se mi avessero avuto come seconda chitarra! Gli Status Quo e i Rockpile sono due gruppi che mi fa sempre molto piacere ascoltare e, per favore, non dimentichiamoci Johnny Cash. Le mie porn stars preferite sono l'intramontabile Marilyn Chambers, ancora fresca come se avesse vent'anni, e Barbara Dare, che mi attizza ancora parecchio. Ma sai, non disdegno mica tutte quelle belle figliole russe che trovi on line…

Prima di chiudere ci piacerebbe sapere qualcosa, o quello che ci può dire sui suoi progetti futuri in ambito musicale…
Spero davvero di suonare all IPO di Liverpool questa primavera. Stiamo anche preparando uno spettacolo da portare in Iraq per intrattenere le nostre truppe tra forse 7 o 8 mesi. Mi piacerebbe riuscire a registrare un nuovo cd e di poter far uscire un po' di materiale che ho in cantina. E poi sarei entusiasta di poter vanire in tour in Italia, perché da quanto ho visto il vostro Paese è uno dei più spettacolari al mondo e poterlo visitare sarebbe davvero magnifico. Sarebbe anche molto bello poter incontrare i nostri fans e uscire la sera con loro in qualunque città ci dovessimo trovare. E perché no, mi piacerebbe anche incontrare musicisti italiani e jammare e registrare qualcosa con loro!

E in effetti sarebbe davvero fantastico! Speriamo comunque di poterla rivedere on stage da qualche parte nel mondo, magari anche qui in Italia, ma vorrei solo che sapesse che un giorno avremo il piacere di raccontare ai nipoti di avere avuto la fortuna di intervistare Mr.Rivets. Grazie per il tempo e la pazienza che ci ha dedicato.
Grazie a voi e spero di poter sbarcare presto anche in Italia. Keep rockin'!

Domande di Le$ter (www.landslideladies.com/) e Bruno Rossi.
Traduzione di Margherita Realmonte.
Fotografie di Susan Brie e Donna Gaines.

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