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Ed ecco ritornare gli oramai dati per dispersi e disciolti tedeschi Scanner
che ci avevano lasciato nel lontano 1997 con lottimo Ball of
the damned, sempre su Massacre Records, album dove il power metal
di origine 80s dei nostri veniva spinto verso lidi leggermente più
progressivi rispetto al passato. La line-up dopo 5 anni risulta quasi del
tutto rinnovata e troviamo come unici superstiti il chitarrista Alex Julius,
membro fondatore vera anima della band ed il bassista Marc Simon già
con gli Scanner dal precedente lavoro. La band ora punta sulle prestazioni
vocali di Lisa Croft, una sorta di incrocio fra la graffiante Doro e la
più epica Jutta Wienhold dei vecchi Zed Yago. La direzione stilistica
sembra abbandonare quasi del tutto i canoni del genere power per lasciare
spazio a divagazioni pseudo progressive, dove ricoprono un ruolo fondamentale
tastiere dal feeling spaziale e suadenti melodie disegnate dalla brava Croft.
E chiaro come in questo capitolo, il 5° della loro carriera, gli
Scanner abbiano voluto rimarcare un taglio più o meno netto con il
loro passato, creando un sound che tende a distaccarsi ampiamente da quello
delle zucche di Amburgo (
leggasi Helloween)! Till the farryman
dies fa da apripista, giocando su un intreccio di chitarre mai troppo
agressive e tappeti di tastiere che ci guidano fino alla parte centrale,
dominata da melodie dal sapore epico. Hallowed be my name parte
più sparata fra i tipici riff old Scanner e stacchi maestosi di vaga
matrice Nightwish per poi lasciare spazio ad un refrain rallentato dove
a farla da padrone sono le tastiere di Johannes Brunn e la buona prestazione
vocale della Croft. Flight of the eagle ci propone riff quadrati
ed un refrain discretamente potente spezzati ancora una volta dallaccopiata
Croft-Brunn. Turn of the tide ci mostra un lavoro di tastiere
orientato verso sonorità più spiccatamente spaziali ed effetti
elettronici più o meno azzeccati. Il lento Always Alien
apre la strada ad Engel Bretchs cantata in lingua madre e di
stampo gothic metal. Sister mary risulta essere un incrocio
fra buone dosi del tipico power alla Scanner e i grandi Queensryche dai
quali viene quasi in toto ripreso il clamoroso refrain epico di Suite
sister Mary! Rest in Pain e la versione live di Till
the farryman dies non aggiungono molto altro a questo straniante episodio
della saga Scanner. Se la vostra mente è aperta alluniverso
metal nelle sue molteplici forme potreste dare una possibilità al
vecchio Julius altrimenti se siete totalmente dediti al verbo del true metal
lasciate pure perdere! Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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