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Guarda che gran bel frastuono esce da un garage sito nella “rock city”
di Stoccolma, fatemi dare un’occhiatina e appena varco l’ingresso
mi trovo di fronte un quartetto di signorine, di età compresa far
i 19 e i 22 anni, che sembrano nate e cresciute a tutta birra sotto gli
influssi di “droghe” stimolanti, perfetta alchimia, di garage,
punk e rock’n’roll. Thilda Stendahl (vocals), Emma Söderberg
(bass), Canan Rosén (guitar), Hanna Engstrom (drums) ovvero le Satirnine,
il cui primo nucleo, con differente monicker, prende forma attorno all’autunno
del ’99, sono ciò che proprio non ti aspetti: niente fumo e
tanto arrosto grazie ad una sporca prestanza e ad una piacevolissima capacità
di distinguersi dalla massa di rock’n’roll bands in circolazione
(pur non inventando nulla di propriamente nuovo). “Void of value”,
uscito nell’Aprile del corrente anno, rappresenta il debutto sulla
lunga distanza delle nostre dopo il 7” "No blessings, No reasons"
(Gennaio ’02 - Big Brothel Records), la partecipazione con la song
“Mama’s Boy” al tributo ai Ramones "The song ramones
the same" (’02 - White Jazz/MNV) ed il cd singolo "Hey No
Hell" (Marzo ’03 - White Jazz/MNW ). La produzione dell’album
curata da Pelle Gunnerfeldt (produttore dei The Hives e chitarrista dei
Fireside) e da Johan Gustavsson (bassista dei Randy) è davvero ben
ponderata, unendo ed enfatizzando alla perfezione suoni scarni, sferraglianti
e grezzi della tradizione Stoogesiana con le accattivanti melodie dei chorus.
Si parte con “Ambivalent song” un mix esplosivo fra armonie orientate
alle The Donnas, stralci di cantato alla Joan Jett ed un elettricità
viscerale che guarda caso potrebbe spuntare proprio dai The Hives o dai
The Randy. “Hey no Hell” , non a caso scelto come singolo apripista,
è una song sculettante, veloce e ruffiana che mi riporta alla mente
una versione femminile di qualche dinamitarda e r’n’r oriented
song dei folli Raven proprietà dei fratelli Gallagher. “Mess”
fa una gran bella impressione con un refrain giocato su linee vocali emozionanti.
“Violence” trae spunto dalle seminali New York Dolls, mentre è
l’alienazione ad impadronirsi delle Satirnine nella pur valida “Temptations”.
Si canta e balla con le conturbanti “Copycat” e “Back off”
pervase da una verve “minimalista” che profuma d’altri tempi.
“Do i know you” se ne esce fuori come la song più rozza
dell’intero lotto e gli episodi tralasciati rimangono comunque di buon
livello senza mai scadere in banali riempitivi di sorta. Dalla label che
lanciò gli Hellacopteri con “Supershitty to the max” (’96)
ecco a voi le Satirnine: giovani, belle, scapestrate ed elettrizzanti creature,
proiettate dal garage alle stelle!! Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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