Revolution Riot Official Website
Revolution Riot Pure Sleaze Mayhem Cover
Artist: Revolution Riot
Location: Sweden
Line-up:

Glitz (vocals, rhythm-lead guitars), Skinny (lead-rhythm guitars, backing vocals), Fisch (bass, backing vocals), Tom-E (drums, percussion, backing vocals)

Album: Pure Sleaze Mayhem
Label & Pubblication Year: Self-produced, 2003
Tracklist: Nothing comes for free / Line rider / Snake bitch baby / Ecstasy’n’revolution / It’s all in vain / One hell of a ride / Tonight / Pride / Fool no more / Full scale riot / Brown sugar
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Questa è la folle e sfortunata storia degli svedesi Revolution Riot e di una label sulla quale grava il mio più totale: “no comment!”. Dopo i due demos “It’s not a trend, it’s a life style” (Luglio ’98) e “Hell yeah!!!” (Gennaio ’00) la Feedback Bolgie mette sotto contratto il combo proveniente dai sobborghi di Stoccolma permettendogli di far breccia sul mercato con il full-lenght di debutto “Out of the gutter, into the light” (Aprile ‘01). La produzione tende tuttavia a penalizzare il lavoro svolto dai Revolution Riot spingendoli a prospettare un’opera di remix. Purtroppo i masters originali vanno persi così Glitz (vocals, rhythm-lead guitars), Skinny (lead-rhythm guitars, backing vocals), Fisch (bass, backing vocals), Tom-E (drums, percussion, backing vocals) si vedono costretti a rientrare in studio per ri-registrare l’intero lavoro. Quindi questo “Pure Sleaze Mayhem” è la re-release di “Out in the gutter, into the light” nella quale le songs, pur non essendo state modificate a livello di arrangiamenti, riescono a rivivere nel climax più adatto alla loro riottosa essenza. I Revolution Riot suonano come se fossero nati e cresciuti negli U.S.A. così nei loro cromosomi sonori c’è veramente poco o nulla dell’attuale “grande famiglia” svedese. Basta ascoltare songs come la opener “Nothing comes for free”, “Line rider” o l’anthem targato “Ecstasy’n’Revolution” per rendersi conto di quanto le linee vocali di Glitz siano vicine a quelle del sanguinario Blackie Lawless. Proprio stilemi cari agli W.A.S.P. sembrano rivivere in alcuni elementi insiti nelle trame musicali dei Revolution Riot. Tuttavia, quest’ultimi riescono a mantenere suoni più puliti ed “a tutto tondo” rispetto al combo statunitense. Così, pur annotando questa somiglianza direi che i Revolution Riot sono dotati di una loro ben precisa personalità ed anche quando si avvicinano, con “One hell of a ride” o “Full scale riot”, alle tanto inflazionate sonorità rolleggianti scandinave, riescono a rimanere ben distanti dal plagio fine a se stesso. Vi Segnalerei inoltre l’efficace slow a titolo “Pride” culminante in un refrain di sicuro impatto e la violenza della Skid Row oriented “Fool no more”. A mettere il sigillo su quest’ottima prova ci pensa una succulenta cover di “Brown sugar” (Rolling Stones), qui capace di trovare una seconda giovinezza grazie all’interpretazione “Cinderelliana” data dai Revolution Riot. Questi ragazzi hanno il cuore nei 80’s “a stelle e strisce” ma non disprezzano i 70’s e la contemporaneità. Riprendono, rileggono e ci sputano in faccia con il loro “savoir faire” un bel “Pure Sleaze Mayhem”. Il combo scandinavo si ritrova attualmente senza un deal e sta lavorando sul successore di “Out of the gutter, into the light”. Se queste sono le premesse, preparatevi ad accogliere una nuova “stella” sotto il segno della rivoluzione!

Recensione Realizzata da Bruno Rossi.
Vote: 8