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Pink Cream 69 Official Website | |||||||||||||||
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Aspettavo con impazienza questo
nuovo lavoro dei Pink Cream 69, capaci di ritagliarsi un ruolo di primaria
importanza nel panorama hard rock europeo grazie ad una consolidata serie
di albums di elevatissima qualità. Già nel periodo Andi Deris,
vocalist poi passato alle dipendenze degli Helloween i nostri avevano dato
dimostrazione di tutta la loro valenza, e dopo l'innesto dell'anglosassone
David Readman ed alcuni capitoli sottono quali "Change"('95) e
"Food for Thought"('97), nessuno si poteva aspettare il poderoso
ritorno di fiamma operato con "Electrified"('98). E' da allora
che i Pink Cream 69 non sbagliano più un colpo ed anzi hanno saputo
costruirsi un ben preciso trademark sonoro capace di distinguerli abbondantemente
dalla miriade di bands hard rock che affollano il pianeta. "Thunderdome"
non apporta novità di rilievo rispetto ai precedenti 3 lavori, ma
lasciando da parte quest'aspetto, non posso fare a meno di lodare un formula
che oramai rodata, continua ad essere vincente a dispetto di coloro che
vorrebbero l'innovazione, quale caratteristica assolutamente centrale di
un qualsiasi full-lenght. Quando, dopo il breve intro, parte il mid tempo
della title track, ogni superfluo dubbio viene frugato. I Pink Cream 69
sono tornati; a dimostrarlo sono la disinvoltura artistica di Alfred Koffler
alla chitarra, il refrain potente ed orecchiabile e le linee vocali di Readman,
un cantante versatile e di classe. La granitica "Gods Come Togheter"
assomiglia a "Seas Of Madness" estratta dal pregevole "Sonic
Dynamite" ('00). "Carnaby Road" poggia su tempi medi e su
di un incedere possente trovando il suo apice nella grande apertura melodica
centrale, nella quale i contro cori giocano un ruolo di fondamentale importanza.
"Here i am" si avvicina per alcune sue caratteristiche ai migliori
Scorpions e mette in mostra un ispirato intermezzo. "That Was Yesterday"
guidata dal piano di Günther Werno, in forza nei progressivi Vanden
Plus, è una commovente e profonda ballad. Il sentimento, viene plasmato
e trasposto in musica; virtù comune solo alle grandi bands. La vivace
"Shelter" prelude alla più oscura "Retro Lullaby"
mentre è puro divertimento con "My Sharona", cover dei
The Knacks, che se non vado errato fu ripescata, attorno al '99, quale colonna
sonora di uno spot della Omnitel. E sul finire c'è spazio per un'altra
perla quale "Another Wrong Makes Right", nella quale Readman supera
se stesso con un'interpretazione a dir poco magnetica, e per la ballata
elettrica "See your face", capace di evocarmi il Gotthard style.
La copertina di "Thunderdome" è un vero obbrobrio, ma questo
non mi preclude l'opportunità di promuovere questo dischetto a pieni
voti. Ed ora lasciate che i Pink Cream 69 se ne vadano in giro, ad infuocare
i palchi di mezz'Europa, in compagnia degli amici Axxis
Recensione realizzata da Bruno Rossi. |
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Vote: 8 |