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Mother Misery Official Website | |||||||||||||||
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Yeah, questi ragazzi svedesi, ex-Nosedive, monicker con il quale appaiono su una compilation edita da People Like You e titolata The Mighty Desert Rock Avengers, fanno il passo decisivo e sfornano "Grandiosity", loro primo full-lenght. I Mother Misery sanno come entusiasmare con il loro rock profondamente stoneggiante, diretto discendente di Monster Magnet e Black Sabbath. Inanzitutto grande lode va al singer John Hermansen, capace di interpretare le linee vocali con una classe cristallina, sia nelle parti più agressive che in quelle più melodiche e d'impatto. Niente urlacci lasciati al caso ma una preparazione tecnica di alto livello, che scatena nel sottoscritto le stesse sensazioni provate nell'incontro con le corde vocali di un certo Dave Wyndorf. Così dopo avere acclamato "Monolithic Baby!", siamo di fronte ad un lavoro che non ne teme assolutamente il confronto. Si parte in pompa magna con l'intro spaziale di "My Enemy" prima che la batteria prenda il sopravvento ed il chitarrista Thomas Piehl inizi a scatenare una tempesta di riffs Iommi style. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alla infernale nenia vocale che Hermansen sfodera all'altezza del refrain: ipnotica, teatrale e carica di feeling. "Breaking Free" alterna parti dai ritmi rarefatti a dure sferzate d'energia fino a quando le background vocals iniziano a cullarci nella loro tiepida lisergia, facendo da controaltare ad un ritornello rabbioso e spaccaossa. I Monster Magnet sono più di un' influenza nella più quieta essenza di "Allright With Me", ma provate un pò a denigrare una composizione, che pur non essendo originale, è capace di brillare di luce propria, grazie alle già citate caratteristiche dei Mother Misery. "Get It Right" torna a pestare duro, rivelandosi sotto forma di un energico mid-tempo nel quale brilla, ancora una volta, la prova solista di Thomas Piehl. Così quando Hermansen inizia a professare "I'll get this motherfucker down, then i'll start do it again" il miracolo è compiuto, ed il sottoscritto si ritrova completamente posseduto dal micidiale tiro dei Mother Misery. Certo non c'è rosa senza spine e la cupa "Black Holes", nella quale il quartetto scandinavo mette maggiormente la propria Ozzy dipendenza, non riesce ad entusiasmarmi più di tanto. Tuttavia e' solo un gusto strettamente personale, che non va assolutamente ad intaccare quanto finora detto di buono sulla band presa in esame. C'è quindi spazio per "It Comes Again"; una sontuoso crescendo elettrico, aperto da sinistri arpeggi acustici che si vanno poi fondendo con un avvolgente muro di elettricità. "Payride" mette tutto a ferro e fuoco con i propri riffs spezzati e con un ritmato refrain, che non mancherà di farsi canticchiare, mentre in "Dead End" viene a fare capolino una certa attitudine di Hellacopteriana memoria, soprattutto per quanto riguarda l'utilizzo delle chitarre. Si passa poi attraverso l'ispirata ballata "1000 Suns" pregnata da un feeling di estrazione 70's e per le acide allucinazioni di "On The Outside". A chiudere arriva "Be A God", il defnitivo punto d'incontro fra le tentazioni più tipicamente rock'n'roll e la matrice nettamente stoner dei Mother Misery. "Grandiosity" non è il solito titolo altisonante, buttato lì a caso per coprire il solito album da relegare nell'angolino meno visitato della vostra discoteca personale, ma al contrario è una dichiarazione d'intenti raggiunti in tutto e per tutto. Correte dal vostro negoziate di fiducia, rompete le palle al vostro amico internettiano, scrivete a questi ragazzi tramite il loro sito ufficiale; in poche parole non fatevi sfuggire quello che i Mother Misery hanno creato! Recensione realizzata da Bruno Rossi |
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