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Ritornano i Monaster Magnet
del freak per eccellenza Dave Wyndorf, uno dei gruppi che ha inventato lo
stoner rock. Albums quali "Spine of god", "Superjudge"
e il colossale "Dopes to infinity" hanno gettato le basi di questo
genere, diventando un termine di paragone imprescindibile. Con "Powertrip"
i nostri hanno accantonato in parte le fughe spaziali alla Hawkwind per
concentrarsi su un suono più roccioso e diretto, direzione ribadita
anche dal successivo "God says no", risalente e 3 anni fa, e da
questo "Monolithic baby!". I Monster Magnet di oggi sono una band
magistrale nel fondere passato e presente, e il loro stoner rock pur rimanendo
legatissimo al sound dei 70's suona estremamente attuale. "Slut machine"
è un'opener devastante, in cui le radici blues dei nostri vengono
stravolte in un heavy rock iper-amplificato, e la storia si ripete con "On
the verge", dotata di un'imprevedibile accelerazione finale che si
trasforma in un cataclisma sonoro. "Supercruel", "Unbroken
(hotel baby)" e la title-track sono i brani più diretti e facilmente
memorizzabili, dotati di un ottimo appeal commerciale, mentre in "The
right stuff", cover di Captain Lockhhed & The Starfighters, misconosciuto
progetto dell'ex-Hawkwind Bob Calvert, tornano a farsi sentire le ritmiche
ossessive e le sonorità deliranti tipiche degli Hawkwind. Anche la
successiva "There's no way out of here" è una cover, e
stavolta i Monster Magnet rivitalizzano un bellissimo brano di David Gilmour,
tratto dal suo primo album solista del '78, caratterizzato da un'atmosfera
drammatica e da un ritornello tagliente. La batteria elettronica di "Master
of light" inizialmente lascia perplessi, ma per fortuna il brano poi
si sviluppa sulle coordinate classiche del Monster Magnet sound, "Too
bad" è invece una ballata acustica decisamente psichedelica.
Chiude "CNN war theme", brano decisamente atipico nelle sue cadenze
orientaleggianti, ma dai Monster Magnet bisogna aspettarsi questo ed altro!
Grande album, I love freaks like them!! Ed ora aspettiamo la loro calata
italica, insieme ai The Quill e ai Gluecifer
Recensione realizzata da Andrea Zazzarini. |
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