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Grandma Moses Official Website | Perris Records Official Website | |||||||||||||||
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Nei Grandma Moses ritroviamo Sandy Hazard, ex-drummer dei canadesi Pretty Boy Floyd, autori nel 1989 del buon "Bullets And Lipsticks". Album che raggiunse la posizione No. 4 nelle Indie charts inglesi ed ottenne buone recensioni da Kerrang . La band aprì per Skid Row, Hurricane, Savatage, Jailhouse, Cold Sweat, ed altri ancora, poi nel 1990 i ragazzi entrarono in una battaglia legale contro i Pretty Boy Floyd americani di Steve Summers, che li portò a cambiare il monicker in Tommy Floyd prima dello split. La Perris Records raduna così 23 songs, raccolte dagli esordi del 1991 ad oggi, e le propone definendo il sound della band come New York Street Trash nel segno di Dead Boys e New York Dolls con un feeling moderno. I termini di paragone sembrano essere principalmente quello con Johnny Thunders, dalla quale discografia viene ripescata "Chinese Rocks", e ovviamente quello con i New York Dolls, ai quali viene sottratta "Pills" ed anche in un certo senso il gusto per l'artwork ed il titolo dell'album, da "Too Much, Too Soon" a "Too Little, Too Late". Certo vi è più di qualche collusione con lo scan rock dei Backyard Babies. Questa rimane l'unica forma di pseudo modernismo alla quale poter far riferimento, poiché tutto il resto puzza di street 80's quanto il più ubriaco degli ubriaconi. Se da una parte, ad avvalorare il connubio con la scena scandinava, arrivano le iniziali "Who You Trying To Kid?" e "Shit " dall'altra, esistono episodi più mid tempo oriented quali "Little America" e "River Of Tears", che dimostrano quanto la band sia legata al passato. "Sad Life" e "Knock Me Down", qui riproposta sia in versione studio che dal vivo, mettono in mostra le migliori caratteristiche dei Grandma Moses: velocità ed aggressività, da vendere! Si prosegue con la martellante "Mongoloid", la scazzata "Workin' Class Whore", coronata da pregevoli melodie vocali, prima di "Death to the 60's", che si barcamena fra parti più cupe ed il solito refrain di grande impatto. Via poi con il lentone acustico a titolo "Urchin", senza infamia e senza lode, prima di una parte nella quale si batte la fiacca con "Engine Number" , la versione probabilmente demo di "Junkie Fixation" ed, il lento spezzato da improvvise impennate elettriche, a titolo, "Dismal Jimmy"! Più o meno, 3 songs che messe assieme, non riescono a farne una intera! Insomma i Grandma Moses sono buoni artisti, ma perché registrare 23 pezzi, fra alti e bassi, al posto di concentrarsi nel scegliere gli episodi migliori ed ottenere un prodotto finito senza cali di tensione? Non lo so, non sono un businnes man, chiedetelo alla Perris Records! Comunque avrete sicuramente modo di skippare o di programmare la vostra tracklist preferita Prendete seriamente in considerazione questa eventualità! Recensione realizzata da Bruno Rossi. |
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