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Deadbeat Moses Official Website | |||||||||||||||
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I Deadbeat Moses, formatisi nell'estate del 2003, mettono subito in chiaro che la loro nascita potrebbe benissimo risalire ed essere dispersa nella fucina d'inventiva targata 70's. Ascoltando questo dischetto registrato durante il Novembre del 2003 non saprei proprio come dare loro torto, infatti il quintetto di Gotenborg sembra vivere completamente al di fuori da qualsiasi spazio temporale; come se un'ipotetica macchina del tempo li avesse trasportati nel bel mezzo degli anni d'oro di Thin Lizzy, Doors e Led Zeppelin, o più precisamente a cavallo fra gli ultimi 60's e i 70's. Tre composizioni che non danno adito a nessun tipo di commento negativo mettendo in luce una band dalla classe sopraffina. Tutto fila liscio e non una sola nota appare fuori posto: niente elettricità fine a se stessa, ma arrangiamenti curati e la calda voce di Stefan che guida magistralmente il tutto. Il dischetto è incentrato su tempi medi, con la title track che apre con chitarre ben bilanciate, melodie di prim'ordine ed un finale accelerato sorretto dall'apporto delle background vocals. Una mistura che si può accostare, senza punti di contatto ben definiti, con alcune produzioni dei connazionali Nasty Kixx. "No Second Chance" è una sorta di ballad, nella quale l'insegnamento di Jim Morrison e soci, viene rivisto secondo l'ottica propria della band. "Strange Life" presenta contaminazioni dal sapore southern differenziandosi in modo più evidente dalle altre composizioni. Da segnalare le capacità soliste del guitar player Anders; fervida mente dalla quale scaturiscono le idee sulle quali la band sviluppa il proprio sound. I Deadbeat Moses rielaborano i cliché senza mai cadere nella banalità e così le loro songs, pur non risultando "originali" nel senso lato del termine, riescono comunque a mettere in luce una ben precisa anima della band. Questo "Kings and Queens" è una immensa botta di vita per tutti coloro che continuano a cibarsi di 70's nell'era della globalizzazione e dell'innovazione a tutti i costi. Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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