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Secondo lavoro per i Convergence,
band fondata nel 2001 dal chitarrista Giacomo Mambriani. Inizialmente la
band proponeva death metal melodico, il loro esordio intitolato Colors
Behind The Emotions si muoveva in questa direzione. In seguito, a
causa di incomprensioni e divergenze musicali il gruppo si scioglie. Dopo
qualche mese il leader rifonda completamente la band, che trova il suo assetto
definitivo nel luglio 2003 con lingresso in formazione del canatnte
Alessandro Palladini. Questo Points Of View è il classico
lavoro che mette in difficoltà critici e recensori: del sound originario
non rimane quasi nulla, ed oggi possiamo inserire i Convergence nel filone
post-metal, ma la band risente anche di influenze grunge, elettroniche e
classicamente heavy metal che ne rendono impossibile la catalogazione. Liniziale
Bleed, dotata di un groove notevole, include vocals filtrate,
un ritornello di facile presa e un inquietante intermezzo sussurrato. Strike
The End alterna parti pacate ad altre decisamente aggressive ed ha
anche qualche inserto rappato. Six Feet Under è la conferma
di un sound multiforme ma assolutamente interessante: il brano risente di
influenze grunge, la voce del singer a tratti ricorda James Hatfield, il
breve assolo centrale riporta addirittura a certe armonie chitarristiche
degli Iron Maiden, e nel finale ascoltiamo voci filtrate e growls. Always
The Same, introdotta dallo squillo di un telefono, è un heavy
metal dalle tinte scure impreziosito da un pregevolissimo solo; ottima anche
Breath, che a tratti ricorda certe cose degli Iced Earth. Convincente
la ballata drammatica Vanished Memories, mentre Silent
dominata da synths e batteria elettronica, inizia come un brano quasi techno
e si conclude in un marasma di sonorità dissonanti e urla assortite!
Un lavoro che probabilmente richiede diversi ascolti per essere assimilato
al 100%, ma che comunque mette in mostra una band interessante e tecnicamente
preparatissima. Consigliato! Recensione realizzata da Andrea Zazzarini |
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