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Bon Jovi. Il gruppo rock da classifica per eccellenza.
Passano gli anni, passano le mode e loro sempre lì, alla faccia
di chi li vuole male (e sono in tanti, credetemi!). Mi fanno ridere quelli
che dal periodo post-Keep The Faith li hanno attaccati ripetutamente,
accusandoli di essersi ammorbiditi e di aver abbandonato lHair Metal
anni 80, non hanno capito che lHair Metal era solo un pretesto.
Lo stesso dicasi per lAor dei primi due album e per il rock springsteeniano
di These Days, album bello, ma con troppi riempitivi e con un Sambora
troppo in secondo piano. I Bon Jovi sono semplicemente una rock band,
che nel corso degli anni ha provato ad adeguare la sua proposta ai tempi
che cambiano, senza vendersi sfacciatamente alle mode e provando a mantenere
intatti, nei vari contesti in cui si è cimentata, i tratti fondamentali
del proprio sound. Pezzi rock energici, ballads sognanti e zuccherose,
un briciolo di malinconia: confrontate a tale scopo due album come lo
stesso These Days e Slippery When Wet, due generi
musicali completamente differenti, ma che mantengono i tratti somatici
caratteristici di Jon e soci. Avevo imputato al precedente Crush
la stessa colpa che ho imputato allultimo Foo Fighters, cioè
provare ad accontentare tutti in maniera un po sbieca, finendo con
laccontentare in pochi. Mi sembra che con questo Bounce
ci sia stata una bella ripresa da parte dei nostri, che se ne vengono
fuori con un moderno disco rock, adeguato ai giorni nostri, ed ancora
una volta in possesso del trademark Bon Jovi di cui si parlava qualche
riga più su. Lenergia rock di pezzi come Undivided
(davvero un bel pezzo!), Everyday, Hook Me Up
e Bounce (a dire il vero un po troppo simile a Its
My Life e One Wild Night) è pura adrenalina.
Il resto del disco si divide invece tra le classiche ballads alle quali
Jon e soci ci hanno da sempre abituati, ed una serie di mid-tempos accattivanti
e malinconici, come The Distance o la bella Misunderstood.
Joey e Right Side Of Wrong sono i due lentoni
strappalacrime, mentre You Had Me From Hello è una
bella ballad acustica che si segnala senzaltro come uno degli episodi
migliori dellintero album. In All about loving you sembrano
addirittura i Chicago intenti a coverizzare Never Say Goodbye,
senzaltro unesperienza particolare! Chiude il lavoro Open
All Night, che, se la memoria non minganna, è in realtà
un pezzo vecchio che avrebbe dovuto essere incluso addirittura su These
Days (di cui avrebbe dovuto essere la title-track!). Se proprio
vogliamo trovare un difetto, possiamo riferirci senzaltro al numero
un po eccessivo di ballads, non bilanciatissime con gli up-tempos,
che magari alla lunga possono annoiare, anche se fatte piuttosto bene.
Diciamo che il ritorno è gradito, però si tratta di un album
che non vi farà certamente cambiare idea su di loro se non vi sono
mai piaciuti. Insomma, sapete cosa aspettarvi da Jon e soci, adesso tocca
a voi scegliere se far vostro questo nuovo capitolo della loro storia
o dedicare le vostre attenzioni a qualcosa di diverso.
Recensione Realizzata da Tony Aramini. |
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Vote: 7 |