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Perris Records Official Website | |||||||||||||||
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I Blind Date provengono da
Austin (Texas), e quindi Perris Records non ha dovuto puntare i propri radars
verso mete troppo distanti dal proprio quartiere generale di Houston. Insomma
Hard Rock melodico genuino fatto in tutto e per tutto da Texani! Nati nel
1988 i Blind Date sono stati premiati per 2 anni di seguito quale migliore
metal/progressive band di Sant Antonio, raggiungendo presto una posizione
di spicco nella scena locale. Alla fine del 1989 i Blind Date hanno registrato
alcuni brani supportati da John Viehweg, stimato per avere registrato il
demo che permise ai Dangerous Toys di entrare nel roster di Columbia Records.
All'inizio del 1990, i nostri escono con un demo di tre brani che viene
ben accolto dalle radio texane, le quali lo piazzano nella loro programmazione
con una buona frequenza. Si crea così un certo interesse attorno
alla band, alla quale viene data la possibilità di aprire per acts
ben più famosi quali: Vixen, Helix, Saigon Kick, Lynch Mob, Dangerous
Toys, Pariah, etc.. Devo ammettere che ascoltando questo lavoro e leggendo
la striminzita biografia di corredo mi è sorto un atroce dubbio:
probabilmente questo non è un album registrato durante questi anni,
ma una ristampa di materiale passato, almeno in Europa, quasi totalmente
inosservato, oppure materiale inedito registrato più o meno 20 anni
fa! Questi Blind Date hanno davvero le cosiddette "big balls",
suonano come se i primi lavori dei Danger Danger, e i relativi debut albums
degli Steelheart e dei Warrant si fossero incontrati, ed avessero deciso
di mettersi assieme in una grande orgia di hard rock melodico che sfiora
in alcune sfumature l'AOR più intenso. Niente cali di tensione ed
un album che per tutti i suoi abbondanti 40 minuti tiene alto un feeling
di altri tempi, che mi ha fatto rispolverare vinili rimasti nascosti in
un angolino del mio cuore. E' questa la prima reazione che ho avuto nell'ascoltare
l'opener "Don't Wait Up" e la successiva "Can You Feel Hit",
2 songs 80's oriented che godono di un songwritng semplice ma allo stesso
tempo efficace e maturo, dominate da grandi sprazzi di melodia, i quali
trovano il loro culmine in ariosi ed anthemici refrains. Ottime pure le
più soffuse "She's Walking", "Broken Promises"
e "We Keep Falling In Love", impreziosite da pregevoli inserti
chitarristici. I Danger Danger del primo lavoro escono come influenza principale
nelle adolescenziali "Daddy's Little Girl" e "Everybody's
Baby", brani che faranno la felicità di tutti gli amanti del
combo di Bruno Ravel e Ted Poley. "Dreaming" mi ha ricordato con
le sue armonie gli oramai disciolti tedeschi Fair Warning mentre la conclusiva
"When I Alone" si distingue quale brano più robusto dell'intero
lotto. Giù il cappello, questo omonimo lavoro è all'altezza
di finire fra i migliori albums di un'epoca oramai andata. Ed il vento di
revival si è oramai trasformato in una vera e propria bufera! Recensione realizzata da Rossi Bruno |
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