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Bang Sugar Bang Official Website | |||||||||||||||
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I Bang Sugar Bang, provenienti da Hollywood, si presentano alla nostra
attenzione con una dozzina di songs dal songwriting decisamente maturo
e complesso, raccolte su questo debut album nuovo di zecca, dallinusuale
titolo Greatest hits, edito per la loro personale etichetta
War Room Records. Prevalentemente siamo di fronte allincrocio di
melodie pop-punk provenienti dalla lezione impartita da bands di fine
70s quali Buzzcocks ed X con lenergia caotica e post-moderna
imposta a metà degli 80s dai geniali Pixies. I Bang Sugar
Bang dimostrano, in secondo luogo, di avere ingerito e riletto influenze
più vaste, derivanti principalmente da Velvet Underground, Damned
e Bowie. La front-girl e bassista Cooper (Ex-She Hounds, Soronity Cruise
Missiles), co-fondatrice assieme a John Arakaki (Silver Needle) del Kiss
or Kill Club, si pone alla nostra attenzione con una timbrica non
troppo distante da quella della sacerdotessa punk Exene Cervenka
(X) con interpretazioni che miscelano parti armoniose e seducenti con
sprazzi di pura alienazione. Grande supporto gli viene offerto dal guitar
work e dalle vocals di Matt Southwell (Ex-Coloring Book, Leather Davids
all sausage Orchestra). Pawley Filth (Ex-Jimmy Hoffa experience) completa
la line up risultando efficace grazie al suo drumming preciso ed affilato.
Il party può cominciare con la furiosa ed anthemica Punk
Rock Holiday, sorretta da chorus facilmente memorizzabili e conclusa
con tanto di citazione ai Sex Pistols di Anarchy in the U.K..
La componente più alternativa e schizoide di scuola Pixies viene
suggellata con la successiva Explosion. Versi dal mood lisergico
e rallentato sui quali Cooper stende linee vocali ipnotiche e sensuali
vengono improvvisamente lacerati dallirruenza elettrica e dalle
veloci ritmiche del refrain. Una specie di rilettura dalle melodie power
pop dellossessiva Tame, tratta dai Pixies del capitolo
Doolittle, targato 1989. Let you down poggia su
delle ritmiche sculettanti che potrebbero richiamare alla mente il glam
patinato 80s dei Poison. Matt Southwell prende in mano le redini
della situazione, impegnandosi nel ruolo di lead vocalist, dimostrandosi
abile singer di razza. La sua voce dalle timbriche calde si miscela durante
i chorus con quella della bella Cooper creando un mood conturbante non
troppo distante dalle soluzioni melodiche adottate dagli X. Paul
Edward e The Posh Kids, seguite dalle più rilassate
Shes so up ed I scream, non ammettono cali
di tensione. Un incredibile magnetismo avvolge ed unisce parti evocative,
introspettive, rabbiose sempre sorrette da melodie incisive e vincenti.
Velveteen fonde i Rolling Stones dannata con il primo
David Bowie, mentre Beautiful grit ritorna a vagare attorno
ai Pixies, fra la teatrale prestazione di Cooper ed un tiratissimo refrain
che sfuma in evoluzioni lisergiche e spaziali. Happy è
una ballata elettrica capace di attualizzare in maniera egregia linsegnamento
dei seminali Velvet Underground, mentre Super cool, come preannunciato
dallo stesso titolo, è unaltra veloce hit pronta a farci
agitare e cantare incessantemente tramite i suoi brevi e cori catchy di
facile presa. Greatest hits: non un altisonante titolo fuori
luogo, ma solamente la promessa mantenuta di una band rodata e pronta
allascesa fra le starz! Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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