Backyard Babies Official Website
Backyard Babies Stockholm Syndrome Cover
Artist: Backyard Babies
Location: Stockholm, Sweden
Line-up: Nicke Borg (vocals/guitar), Dregan (guitar), Johan Blomqvist (bass), Peter Carlsson (drums)
Album: Stockholm Syndrome
Label & Pubblication Year: RCA, 2003
Tracklist: Everybody Ready / Earn The Crown / A Song For The Outcast / Minus Celsius / Pigs For Swine / One Sound / Say When /
Year By Year / Friends / Be Myself And I / You Tell Me You Love Me You Lie /Shut The Fuck Up (Limited Edition Bonus Track)
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13 anni di carriera sono un bel fardello da portarsi sulle spalle ed i Backyard Babies, giunti al loro quarto full-lenght, sembrano avere intuito che questo era l'attimo giusto per scalare, più di sempre, qualsiasi classifica ed avere un confortevole posto al sole fra le icone immortali del rock'n'roll. Per produrre quest'album, gli scandinavi, si sono avvalsi dell'aiuto di un asso come Joe Barresi (Rancid, Q.O.T.S.A., Kyuss), che aveva già partecipato all'opera di mixaggio di "Making Enemies Is Good" ed hanno spremuto al massimo le loro meningi. C'era quel grande bisogno di creare, come nella tradizione di casa, un lavoro, che pure tenendo fede al proprio trademark sonoro, si discostasse in qualche maniera dai predecessori. E' passato il tempo del rude "Diesel and Power", se ne sono andati i difficili anni di vita spesi per inseguire un sogno, vivendo chissà dove e senza un salario fisso, e sembra pure scomparsa quella voglia di raggiungere in fretta e furia uno status, che gli aveva permesso di incrementare anno dopo anno la loro fama con due buonissimi lavori quali il ridondante "Total 13" ed il più ruffiano e commerciale "Making Enemies Is Good". Oggi i Backyard Babies sono, assieme ai The Hellacopters, il punto di paragone per la quasi totalità della scena rock scandinava e questa consapevolezza, mista al buon gruzzolo accumulato negli anni, hanno irrimediabilmente ammortizzato quella rabbia da frustrazione, capace di mettere la nitro addosso ad un rocker. Ho aspettatto questo come-back, sotto gli influssi di una terribile impazienza e con un livello di aspettativa veramente elevato, forse spropositato, ma abbondantemente giustificato dal grande lavoro fatto dai Babies nel passato. Invece i ragazzi hanno raccattato una sindrome virale, niente di buono, solo una maledetta influenza stagionale, oppure qualche resistente virus che se ne andrà prima o poi. Questa recensione, non vuole essere di certo una netta stroncatura, Dregen e soci, sanno fare vibrare i propri strumenti con grande maestria, ma i suoni levigati e perfetti di questo "Stockholm Syndrome" sono quantomeno inappetibili così come le inconcludenti strutture di songs quali l'iniziale "Everybody Ready" o l'insulso tentativo dalle devianze stoner a titolo "One Sound", che sfigura in maniera clamorosa di fronte alle perle contenute nel recente "Sonic Overload" dei connazionali Rickshaw. "Minus Celsius", "Pig For A Swine", "Year by Year" o la più crepuscolare "Earn The Crown" dimostrano sicuramente la loro validità, ma nulla morde come un tempo: l'ascolto lascia a tratti indifferente, i refrain non riescono a trasportare l'ascoltatore nella loro dimensione e le velocità spregiudicate della colossale "Look at You", tratta da Total 13, sono state del tutto accantonate. Discorso a parte merita la calibrata e corposa "Myself And I", nella quale le linee melodiche sono da urlo, grazie anche alla superba interpretazione di Nicke. La gemma di "Stockholm Syndrome" risiede in "Friends", song che doveva già comparire sul precedente lavoro, alla quale prestano la loro voce solista Michael Monroe, Joey Ramone, Danko Jones, Tyla, Nina Personn (Cardigans), Kory Clarke. I cori vengono supportati da altri artisti di grande caratura quali: Sami Yaffa, Andy Shernoff, Happy Tom, Euroboy, Donita Sparks, Jennifer Finch. "Friends" è un dannato e breve anthem, una helter skelter song: arriva, porta l'adrenalina a mille e se ne va lasciando impresso nella mente quel suo fantastico ritornello ed il cantato spezzato dal fumo di Kory che recita: " We meet our friends, down at the bar, celebrity intoxicated stars". L'edizione limitata di "Stockholm Syndrome" contiene la bonus track "Shut The Fuck Up" capace di alzare la mia soglia di gradimento verso il lavoro. Conclusione: il 4° full-lenght dei Babies è un album discontinuo, dalla produzione e dai suoni oltremodo puliti, privo della carica grezza di un tempo ma capace di alcuni grandi colpi di coda. A voi la scelta!

Recensione Realizzata da Bruno Rossi.
Vote: 6,5