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Baby Woodrose Dropout! Cover
Artist: Baby Woodrose
Location: Denmark
Line-up: Guf "Lorentzo Woodrose" Lorentzen (guitar, vocals), Anders "Riky Woodrose" Skjodt (guitar), Anders "Rocco Woodrose" Gron (drums)
Album: Dropout!
Label & Pubblication Year: Bad Afro Records, 2004
Tracklist:

Can't Explain (Love) / I Lost You In My Mind (The Painted faces)/ Who's It Gonna Be (The Lollipèop Stoppe) / I Don't Ever Want To Come Down (The 13 Floor Elevator) / The World Ain't Round, It's Square (The Savages) / Dropout Boogie (Captain Beefheart And His Magic Band)/ I'm Going Home (Sonics)/ This Perfect Day (Saints)/ Not Right (Stooges) / A Child Of A Few Hours (The West Coast Pop Art Experimental Band)

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Com’ è piccolo il mondo! La recensione di codesto disco mi riporta addirittura a quasi nove anni orsono, periodo in cui feci la conoscenza di una stoner band della mia stessa città chiamata Judycorda (gli attuali Ufo Mammuth); il chitarrista dei succitati divenne poi abile e richiestissimo grafico, e ditemi un pò, cosa avrà mai disegnato? Ma naturalmente la copertina del primo album dei Baby Woodrose e le immagini che fanno da sfondo al loro sito che mi sono andato a riguardare milioni di volte (e dai Roberto diciamolo, la grafica è a cura di Malleus! n.d.r.). Chiusa la parentesi nostalgia eccoci quindi a “Dropout!”, che prolunga con successo il felicissimo sodalizio fra una delle più importanti etichette rock’n’roll degli ultimi 10 anni e il connazionale trio che ai semi allucinogeni hawaiani non deve solo il nome, ma molto probabilmente anche gli effetti avuti sulla composizione musicale. Se ce ne fosse bisogno ricordo infatti agli ultimi arrivati che il combo danese è attualmente una fra le più interessanti creature in ambito garage, capace di rivisitare questo genere dalle mille sfaccettature con abbondanti dosi di sonorità lisergiche e di risputare fuori il tutto con l’urgenza del punk. Non fa eccezione questo quarta fatica su lunga distanza in cui gli scandinavi giocano a fare i Ramones di “Acid Eaters” e rendono omaggio alle proprie radici, ovvero ripescano dieci brani provenienti dalla seconda metà anni ’60 e li sottopongono al loro personale trattamento. Risultato? Un’ eccellente lavoro che mette in risalto le potenzialità della formazione nordica, permettendoci di riscoprire classici dell’inesauribile epopea sixties rock. Si parte con un tributo ai leggendari Love di Arthur Lee, la cui ottima rivisitazione di “Can’t Explain” non subisce grandi variazioni, a differenza del trattamento riservato a “The World Ain’t Round, It’s Square”, oscura gemma dei Savages che dava il titolo al secondo volume della saga “Teenage Shutdown”. Il ruvido R&B dell’ originale assume in quest’occasione toni molto più liquidi e onirici senza perdere un briciolo del proprio impatto tribale: un trip totale! Non da meno “Dropout Boogie” della geniale Magic band di Captain Beefheart, quasi all’ altezza (e non è poco) dell’ inimitabile versione del ’67, migliorata addirittura “I’m Going Home” dei Sonics, per cui vale il discorso contrario fatto per i Savages: qui uno dei pezzi più acidi del micidiale quintetto di Seattle diventa invece un assalto garage-punk come Dio comanda. Piuttosto strano, ma non per questo meno valido, il tributo pagato agli australiani Saints. Eccoci quindi all’apice dell’ intero disco, prendetemi pure per un fanatico degli Stooges, ma questa “Not Right” vi convincerà del fatto che se Iggy e compagnia esordissero oggi la suonerebbero esattamente in questo modo. Questi i momenti salienti di un "Dropout!", un lavoro che funge da prelibatissimo antipasto in attesa di nuovo materiale marchiato a fuoco dallo stile Baby Woodrose. Mangiatevelo!

Recensione realizzata da Roberto Barisone

Vote: 7,5