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Gli Adam West giungono con
questo Gods gift to women al 4° full lenght della
loro carriera, lasciandosi alle spalle una discografia labirintica composta
da una ventina di 7, fra i quali spiccano gli split in compagnia di
Richshaw, The Hellacopters e Maryslim, una decina di Ep e, come se non bastasse,
la partecipazione a svariate compilations. Una produttività notevole
(sicuramente causa di interminabili ricerche e scleri annessi dei più
implacabili ed incalliti collezionisti vinilomani del pianeta) nonostante
gli Adam West siano in giro da più di un decennio. In questo lasso
di tempo il combo statunitense è stato in grado di togliersi tante
belle soddisfazioni, fra le quali vi citerei la vittoria, per 4 anni consecutivi,
dal 98 a al 2002, del Washington Area Music Association Wammie Award
in veste di migliore Hard Rock Group e i 3 tours europei completati in qualità
di headliner. La proposta degli Adam West miscela il garage punk dei 60's
con elementi provenienti da bands seminali quali Stooges, Mc5, Ac/Dc e Kiss.
Jake Starr, unico superstite della formazione originale del 1992, è
un cantante di razza, aggressivo e sporco, capace di interpretare alla perfezione
le scalcianti trame ritmiche messe in moto dalla batteria di Ben Brower
e impreziosite dall'operato di Steve al basso e Dan-o-Deckleman alla chitarra.
Su "God's gift the women" potrete trovare l'alta carica energetica
dellopener Devilishly handsome, la sguaiata ed eloquente
prestanza di "Trying to be a man in woman's world", il grezzo
incedere dal sapore boogie di "Gets me on" e The future
on my side ed i cori urlati di "Wishbone" (ulteriormente
impreziosita da un guitar work solista capace di scorrere via fra scaglie
di elettricità impazzita ed ottime melodie). A spezzare questa spessa
coltre di chitarre fumanti ci pensa il lento, dai connotati acustici, a
titolo "Second sight". Un episodio discreto che viene ampiamente
riscattato appena gli amplificatori tornano a bruciare sulle note di "Eye
to eye" e sui riffs ruffiani e granitici di "There's a bimbo under
my bed". I ritmi continuano a salire con la forsennata titletrack,
una dannata wicked song arricchita da martellanti accelerazioni. Se Hotsy
tonsy e The futures on my side scappano via senza
alti né bassi ci pensano le tiratissime Center stage
e The Floozy (mia fav song) a non farci perdere la voglia di
scuotere i nostri corpi per tutta la rocknroll nite. Si chude
con la lo-fi In the back of my hearse, una semplice e marcissima
song daltri tempi con tanto di divagazione pianistica. Gods
gift to women potrebbe benissimo intitolarsi This is rocknroll
: niente di nuovo, niente di stratosferico, solo tanta attitudine supportata
da doti tecniche e da una produzione di indubbio valore. Se sono queste
le doti che ricercate allora fate un posticino nella vostra discoteca personale
vicino a "Raw power", "God's gift to women" potrebbe
trovarsi splendidamente a suo agio! Recensione Realizzata da Bruno Rossi. |
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